Trovati vicino Hebron i corpi dei tre ragazzi israeliani rapiti. L’esercito: uccisi subito dopo il sequestro

30 Giu 2014 20:00 - di Antonio Pannullo

Dopo giorni di ricerche imponenti, in serata, secondo un tweet della televisione al Arabiya, i corpi dei tre ragazzi israeliani rapiti sono stati trovati. È stata indetta una riunione d’emergenza del governo israeliano. Poco dopo, la tv satellitare araba al Jazira scrive in un tweet che secondo alcune informazioni l’esercito israeliano, durante le ricerche dei tre ragazzi israeliani rapiti, ha trovato tre corpi vicino ad Hebron, in Cisgiordania. L’esercito israeliano ha messo posti di blocco e ha chiuso l’intera zona intorno ad Halchlul, dove si sono focalizzate le ricerche dei tre ragazzi israeliani rapiti in Cisgiordania. Nella zona sono in corso violenti incidenti. In serata L’esercito israeliano ha confermato che sono stati trovati i corpi dei tre ragazzi rapiti vicino il villaggio di Halhul nei pressi di Hebron. Secondo la tv canale 10, i corpi dei tre ragazzi erano sul terreno, non sepolti e seminascosti da cespugli. Indagini iniziali da parte dell’esercito mostrano – secondo i media – che i ragazzi israeliani rapiti Eyal Yifrah (19 anni), Gilad Shaar (16) e Naftali Fraenkel (16) sono stati uccisi subito dopo il rapimento. Ora si teme per la prevedibile reazione di Israele.

Già dalle prime ore della giornata un’atmosfera di allerta si era diffusa fra gli 1,8 milioni di abitanti di Gaza dopo una nuova nottata di combattimenti caratterizzata da lanci di razzi verso Israele e da attacchi dell’artiglieria israeliana verso obiettivi nel Sud e nel Nord della Striscia. In questi scontri un miliziano palestinese è rimasto ucciso. Fonti locali precisano che i lanci di razzi verso il Neghev israeliani sono condotti da miliziani della Jihad islamica e di fazioni armate minori. Una notizia diffusa da radio Gerusalemme – secondo cui anche membri del braccio armato di Hamas, Brigate Ezzedin al-Qassam – hanno sparato verso Israele non trova per il momento conferma nella Striscia. L’aggravarsi della situazione ha avuto un immediato riflesso negativo sugli umori della popolazione, che sperava invece di poter celebrare un Ramadan (digiuno islamico) più sereno. «La sensazione è che un nuovo conflitto con Israele possa essere imminente» ha detto uno degli abitanti del campo profughi di Jabalya (Gaza). Ma finora non pare che la popolazione stia facendo scorte di viveri o di combustibile sia per quello che appare come un diffuso fatalismo, sia per i prezzi esorbitanti della benzia proveniente da Israele: l’unica disponbile nella Striscia da quando l’Egitto ha ostruito i tunnel di contrabbando con il Sinai.

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