Sui matrimoni gay è gara tra i sindaci rossi e arancioni. De Magistris: sono arrivato prima io

24 Giu 2014 17:11 - di Antonella Ambrosioni

Evviva, sono arrivato prima io. Vittoria. Tutti contenti. Napoli ha battuto la concorrenza sui matrimoni gay e De Magistris si sta ammantando di gloria come il gladiatore dei diritti civili: Napoli ha vinto. Con la stelletta appuntata sul petto il primo cittadino ha affermato che «Napoli fa da apripista per la tutela del diritti», a proposito della firma della direttiva con la quale si ordina all’Anagrafe di trascrivere i matrimoni tra persone dello stesso sesso contratte all’estero e residenti a Napoli. La “gara” tra sindaci è iniziata da un po’ e di questi tempi la posta in gioco non è più la  buona amministrazione, altrimenti gli amministrati dovrebbero recitare il dies irae. Il fine a cui tendere è un altro, il primato di poter celebrare un matrimonio omosessuale, dando una lezione di civiltà a tutti. «Con orgoglio – ha affermato infatti De Magistris – credo che Napoli abbia scritto una pagina di diritto costituzionale, laicità, affermazione del fatto che tutti i cittadini sono diversi, ma uguali». D’altro canto, quell’atto è, a suo avviso, «anche uno stimolo a un legislatore ancora troppo lento nell’affermazione dei diritti costituzionali». Meno male che De Magistris c’è, si starà sussurrando nelle vie e nei vicoli della città.

Del resto ben sappiamo che anche Marino ha la stessa aspirazione, tanto che il suo vicesindaco di Sel, Nieri, dopo qualche giorno dall’insediamento disse proprio che non vedeva l’ora di celebrarne uno. La “missione civilizzatrice” sul fronte dei diritti del sindaco di Napoli si spinge fino a giudicare il suo provvedimento «non solo di grande valore simbolico, ma anche giuridico»: «Questa trascrizione – dice – ha un valore anche giuridico  mette a pari livello un matrimonio etero e uno omosessuale, per esempio per partecipare alle politiche sociali della città oppure all’assegnazione delle case». Non manca chi gli fa osservare che il suo entusiasmo infantile andrebbe placato, perché la trascrizione nel registro di stato civile della volontà di coabitare di due omosessuali non ha alcun effetto giuridico, «come stabilì un atto ricognitivo della disciplina vigente prodotto dai ministri dell’interno Maroni, della Salute Fazio e dal sottoscritto e mai successivamente contraddetto», chiarisce Maurizio Sacconi del Ncd. «Si tratta quindi di una sceneggiata del tutto propagandistica». Gettare fumo negli occhi è tipico delle cattive amministrazioni che cercano di coprire l’inefficienza con qualche fuoco d’artificio per strizzare l’occhio a qualche  radical-chic.

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