Rampelli, uno striscione alla Camera per ricordare piazza Tienanmen. «Solo in Italia è caduto l’oblio»

4 Giu 2014 19:12 - di Guglielmo Federici

Non si può oscurare Piazza Tienanmen. Non è decoroso non è civile. Non si può mettere il silenziatore a questa data. Non lo ha fatto Fratelli d’Italia- An, non l’ha dimenticato Fabio Rampelli. Nel 25/mo anniversario di quel massacro il vicecapogruppo del partito guidato

da Giorgia Meloni ha approfittato del question time rivolto al ministro dell’Istruzione Giannini per esporre il manifesto del “Rivoltoso sconosciuto” con la scritta “il silenzio è comunista”. Spiega Rampelli: «Ho voluto usare l’immagine simbolo di quella tragedia, il Rivoltoso sconosciuto, per ricordare alla Camera dei deputati e a tutte le istituzioni –  che oggi cade il 25 anniversario dell’eccidio di piazza Tienanmen. Nessuno in Italia ne ha parlato. Mentre tutto il mondo commemora l’evento con celebrazioni e approfondimenti, da noi l’oblio assoluto. Non lo ha ricordato il presidente del Consiglio Matteo Renzi. sottolinea Rampelli – non lo ha ricordato la Camera dei deputati né in aula, né in uno dei tanti convegni organizzati dalla presidenza. Non lo fa fatto la Rai. Nessuna trasmissione di approfondimento è stata dedicata a questo evento che ha segnato la storia dell’umanità». È inaccettabile che di un Paese ancora con inquietanti aspetti illiberali si parli solo quando si tratta di “affari”. «In Cina il regime comunista è vivo e vegeto ed è inaccettabile che l’unica volta che il governo parla della Cina lo fa per affrontare trattati commerciali, per sottoscrivere accordi, o per favorire l’ingresso di potentati economici cinesi in Italia». Assoluta amnesia sulla negazione delle libertà civili e politiche. Eppure ci sarebbe tanto da dire, tanto da ricordare, tanto da condannare. «I lao gai, i campi lavoro di concentramento dove vengono portati gli dissidenti» sottolinea ancora Rampelli, «sono una realtà di fatto ancora esistente. E oggi stesso è stato arrestato un artista sino-australiano che aveva partecipato 25 anni fa alla protesta di piazza Tienanmen». Ricordare, appunto, è doveroso, civile. Peccato, che nel nostro Paese la memoria corta continui a rappresentare una delle lacune più insopportabili.

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