Donna Assunta: «Mio marito? Un pacificatore ante-litteram che ha saputo dominare il dissenso»

27 Giu 2014 8:10 - di Priscilla Del Ninno

È un fiume in piena di pensieri e di ricordi, Donna Assunta Almirante. Una donna fiera del passato che ha vissuto in prima fila, e che in un presente decisamente più articolato e composito continua infaticabile a sventolare alto il vessillo di una destra forte della lezione di uno dei suoi indiscussi leader: Giorgio Almirante. Così, con una voce che non conosce incertezze – salvo quando si commuove nel raccontare particolari della sua vita privata – e un eloquio incisivo e diretto, ci racconta del marito: dell’uomo e del politico a cui è stata accanto per oltre quarant’anni.

Glielo avranno chiesto centomila volte, ma farebbe piacere anche a noi sentirlo dalla sua voce: ci regala un ricordo personale di suo marito?

Non posso dimenticare di quando, davanti allo specchio, cantava rivolto a me La coppia più bella del mondo: e lo eravamo davvero. Sempre in simbiosi nelle scelte. In accordo nella quotidianità. Era l’uomo migliore del mondo. Un compagno leale. Un amico solidale. Un padre affettuoso. Un esempio unico di bontà, educazione, stile. Abbiamo vissuto insieme quarant’anni di vita: non ricordo di una volta che abbia alzato la voce. Che si sia rivolto in maniera poco educata con parenti, amici o colleghi. Parlare di lui, ancora oggi, a tanti anni dalla sua scomparsa, mi emoziona sempre come il minuto dopo che gli ho dovuto dire addio.

Venendo invece ad aspetti più politici: oggi si parla tanto di centrodestra da ricostruire. Di cantiere in cui edificare una nuova progettualità in grado di raccogliere ecumenicamente le diverse anime conservatrici. E allora, come avrebbe gestito la situazione suo marito? 

Ma quale destra? Oggi ce ne sono vari prototipi in circolazione: almeno sei o sette. Quello di cui parliamo è uno scenario che non riesco proprio ad associare a Giorgio: con lui la destra non sarebbe mai caduta in una crisi di tal specie. Non si sarebbe disciolta in mille rivoli. Gli uomini che gli sono succeduti hanno avuto in lui un esempio meraviglioso di coesione politica e forza unificatrice: un patrimonio che vedo disperdersi ogni giorno di più.

A chi si riferisce, per esempio?

A Gianfranco Fini soprattutto, di cui leggo di un possibile rientro in politica. Mi chiedo, con chi? E a che prezzo poi… Lui aveva avuto lo scettro al congresso: doveva essere il re della scena, e invece non è stato all’altezza del compito. Ma molti, non solo Fini, si sono rivelati semplicemente dei discepoli bravissimi, ma non particolarmente talentuosi nel portare avanti il partito che oggi non esiste più. E spesso troppo litigiosi tra di loro peraltro.

E Giorgio Almirante come avrebbe tenuto sotto controllo i dissensi interni che agitano l’attuale centrodestra?

Innanzitutto va detto che mio marito era un uomo autorevole, capace di esercitare un grosso ascendente sull’interlocutore di turno. Ma era anche una persona capace di una democrazia senza limiti. E quando ha avuto problemi con un’ala irruenta del partito di allora ha utilizzato gli strumenti dell’ascolto e dell’accordo democratico, l’arma della conciliazione, per mettere a tacere chi voleva solo chiasso all’interno del partito. Io credo che si sarebbe potuto tranquillamente andare al governo se Giorgio non avesse avuto all’interno del partito la fronda pesante di chi non la pensava come lui, e su cui lui ha dovuto concentrare molte delle sue energie, facendo appello proprio alle sue capacità di dialogo e di pacificazione.

Ma a chi si riferisce quando parla di dissidenti?

A Rauti, per esempio, che era su posizioni diametralmente opposte a quelle di mio marito e che,  – proprio in nome della capacità di Giorgio di mettere d’accordo una molteplicità di voci – all’epoca, all’apice del contraddittorio politico, fu nominato da Almirante vice segretario. Del resto, questa dialettica interna ha aiutato il Msi che, tra i chiassosi e i calmi “modello recita del rosario”, rischiava di rimanere impaludato a metà strada.

Ma allora quale potrebbe essere una personalità che in qualche modo incarna le doti umane e le peculiarità politiche di Giorgio Almirante oggi?

Lo spettacolo politico italiano vanta tanti comprimari, ma a mio parere nessun protagonista in scena. O se ci sono politici veri, si tengono ben nascosti. Siamo in presenza di una carenza straordinaria di personalità politiche doc. Ci saranno i cervelli: ma sono dormienti.

Senza eccezioni? 

Mi piace Giorgia Meloni, ma purtroppo una rondine non fa primavera…

A proposito di donne in politiche, allora, come valuta Donna Assunta questa ondata di affermazioni femminili al governo, in economia, ai vertici del sindacato? E come pensa che l’avrebbe giudicata Giorgio Almirante?

Sono felice che qualche donna sia riuscita a entrare nella stanza dei bottoni. Certo sono consapevole che è frutto di una conquista faticosa a cui manca ancora un po’ di strada da guadagnare. Riguardo Giorgio, non posso che dire che era un uomo molto attento alla vivacità dell’intelligenza femminile.

E allora, a proposito di cambiamenti: come avrebbe fronteggiato Almirante l’ascesa di questo consenso riformista?

Noi siamo un popolo che parla tanto e concretizza poco. Ci si auto-candida. Ci si propone e ci si promuove. Si presentano progetti che poi rimangono lettera morta: tutto a parole. Mi pare di capire che c’è ben poco da valutare…

Si riferisce a Matteo Renzi?

Anche a lui. Che a parte l’elemosina degli 80 euro ha concretizzato ben poco di quello che ha promesso. Parole ne ha dispensate tantissime: alla prova dei fatti, però, ancora si è visto poco o niente…

Un ultimo pensiero su Giorgio Almirante?

Mi piace pensarlo con la sua energia vitale e la sua forza politica al lavoro su un partito fondato nell’aldilà con Michele Marchio e Adriano Romualdi…

 

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