Dalle spiritosaggini dei politici ai politici-barzelletta. Attenti, il passo è breve

27 Giu 2014 18:23 - di Girolamo Fragalà

Vogliono fare gli ironici, i battutisti. Parecchi esponenti politici pensano di essere divertenti, di far ridere, di diventare simpatici con un colpo di bacchetta magica. Sono convinti di poter trasformarsi in comici pungenti, stile Grillo, senza accorgersi che persino lui, il leader dei Cinquestelle, non riesce a far ridere più nessuno e quindi imitarlo è fatica sprecata. Del vecchio Grillo, quello che faceva tremare i vertici della Rai pippobaudesca, l’attuale Beppe non ha neppure il dito mignolo. Però – è il pensiero di una larga fetta di deputati e senatori – tentar non nuoce, magari a furia di provarci s’indovina la battuta buona e il gioco è fatto. Peraltro, con il sorriso sulle labbra si dicono le cose peggiori. A dare il via alla nuova moda è stato proprio il premier, prima con i vestiti alla Fonzie, la partecipazione ad Amici, le foto con la bandana e poi con il tristemente famoso hashtag «Enricostaisereno, nessuno vuole prendere il tuo posto», destinato a Letta. Un tweet che poi ha fatto il giro del web, essendo accaduto l’esatto contrario. L’ultimo in ordine cronologico è proprio il post pubblicato sul blog di Beppe Grillo, «Silviostaisereno», con l’aggiunta poco elegante: «I prossimi incontri per le riforme li potrai fare comunque in streaming nell’ora d’aria o nel parlatorio». Precedentemente, a usare la stessa battuta (o presunta tale) erano stati in tanti, tutti dilettanti comici. «Genovesestaisereno» era stato scritto dal cinquestelle Cozzolino, ai tempi dell’autorizzazione all’arresto, «Pd e Sel ti salvano facendo ostruzionismo». Guerini, del Pd, scriveva «D’Alema stai sereno, il tesseramento si farà». Tommaso Currà, “colpevole” di aver criticato il blog di Grillo per il fotomontaggio dei cancelli di Auschwitz, disse la fatidica frase «Beppe stai sereno», sempre la stessa e sempre con l’identica convinzione di dire qualcosa di pungente e ironico. Il vizietto della battuta è contagioso. Non si è riuscita a sottrarre Nunzia De Girolamo, che ha preso spunto dal morso “mondiale” di Suarez per dire che in Forza Italia «un morsichino delicato» lo darebbe «a Raffaele Fitto». Durante il vertice con il M5S, Renzi ha voluto fare il divertente inventando un nomignolo per la proposta grillina di legge elettorale: il “democratellum”, come lo definiscono i pentastellati, viene chiamato dal premier Toninellum”, dal nome dell’estensore della proposta Danilo Toninelli. Una battuta da guinness dei primati. Ma, alla fine dell’incontro, lo bolla come “complicatellum” e “grande fratellum”. Da morir dal ridere (almeno così era convinto Renzi).  Il vantaggio dello stile pseudocomico è di cavarsela con una battuta. Il rischio è di diventare politici da barzelletta.

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