Confcommercio: macché ripresa, nel 2014 perse 12mila imprese. Per tornare a consumare ci vorranno undici anni

5 Giu 2014 13:00 - di Valeria Gelsi

Più di 12mila imprese perse nei primi tre mesi del 2014. Un livello dei consumi che ci riporta indietro fino a vent’anni fa e che non tornerà agli standard pre-crisi prima di undici anni. Il Pil fermo a più 0,5% per il 2014 e più 0,9% per il 2015, ben lontano dalle stime del governo inserite nel Def, che parlavano di +0,8% e +1,3%. È stato l’Ufficio studi di Confcommercio, in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione, a chiarire che il quadro dell’economia italiana resta tutt’altro che rassicurante. «L’Italia è ancora gravemente malata di bassa crescita, non è affatto fuori pericolo», ha spiegato il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, che ha opposto un netto rifiuto all’ipotesi di ulteriori tasse per rispondere alle richieste dell’Ue. A rappresentare il governo c’era il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guida, che dal palco ha tuonato che «di troppe tasse si muore!». «Non è accettabile che occorrano in media 172 giorni di lavoro su 365 solo per soddisfare le esigenze del fisco», ha detto il ministro, portando anche in dote una misura che ha definito «non proprio bruscolini». «Immaginiamo che il 70% dei commercianti possa beneficiare dello sconto in bolletta con una diminuzione degli oneri pari a circa 3mila euro per un albergo, a 400 per un ristorante, a quasi 900 per un piccolo esercizio commerciale e a 250 per un bar», ha annunciato, ottenendo però una replica meno entusiasta di quanto forse sperasse l’esecutivo. Sangalli ha spiegato che Confcommercio «accoglie con favore e fiducia l’annunciata riduzione del 10% del costo dell’energia», ma ha precisato che «l’importante è che vada a vantaggio di tutte le imprese, indipendentemente dal volume dei consumi, interrompendo una prassi discriminatoria che ha scaricato su una parte del sistema produttivo l’onere delle agevolazioni alle imprese cosiddette energivore». «Non ha senso e non vogliamo più accettarlo», ha sottolineato il presidente di Confcommercio, di fatto chiarendo che da parte del governo serve una strategia chiara e che di interventi a effetto il Paese non sa che farsene. Una nuova doccia fredda all’esecutivo Renzi, dopo quella rappresentata dai dati dell’Ufficio studi che, per dirla con Renato Brunetta, hanno «gelato l’ottimismo» di Palazzo Chigi. Le stime di Confcommercio, infatti, «dopo l’Istat mercoledì scorso, Confindustria giovedì, Banca d’Italia venerdì e Corte dei Conti ieri» non sono che l’ennesima conferma del fatto che non si può parlare in alcun modo di ripresa. «Nell’elaborare la sua strategia di politica economica, forse il governo – ha commentatori  il capogruppo di FI alla Camera – dovrebbe cominciare a tenere conto delle urla di dolore che arrivano dal tessuto economico e sociale del paese e dai dubbi che sulla nostra finanza pubblica giungono da tutti gli organismi di previsione, nazionali e internazionali. Europa inclusa». 

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