L’abbraccio di Napoli a Ciro. La veglia a Scampia tra lacrime e applausi

26 Giu 2014 17:39 - di Redazione

Un abbraccio corale per Ciro Esposito dalla sua Napoli. Il suo rione, Scampia, lo ha accolto tra lacrime e applausi, e con numerosi striscioni in cui il ragazzo ucciso viene salutato come un eroe.  La folla che lo aspettava nella camera ardente allestita nella sede della VIII municipalità ha a lungo battuto le mani quando il feretro è entrato. Il corteo è passato anche in via Ghisleri dove si trova l’autolavaggio nel quale lavorava il tifoso morto dopo oltre 50 di agonia per uno sparo alla schiena, così afferma l’autopsia, dopo la colluttazione con Daniele De Santis. “È stato lui a spararmi” – ha detto il ragazzo in ospedale all’avvocato e ai suoi familiari. Il video con le parole di Ciro sarà acquisito dalla Procura di Roma. È stata Angela Tibullo, criminologa consulente della famiglia Esposito, a registrare in ospedale la voce di Ciro che accusa Daniele De Santis di avergli sparato. «La cosa più importante del contenuto dell’audio – ha spiegato l’avvocato della famiglia, Damiano De Rosa – riguarda il momento in cui abbiamo mostrato al ragazzo una foto segnaletica estratta dal fascicolo delle indagini: Ciro ha riconosciuto De Santis ritratto nello scatto. Ha inoltre confermato che più di una persona era coinvolta nell’aggressione». L’autopsia, eseguita dal medico legale Costantino Cialella, ha stabilito che Ciro Esposito è morto per un colpo di pistola sparato ad altezza d’uomo che lo ha raggiunto alla schiena. Sia la vittima che la persona che ha sparato erano in posizione eretta. Lo stesso Ciro aveva confidato ai parenti, che lo hanno riferito alla Digos, che prima di essere ferito si era avventato su Daniele De Santis, scaraventandolo a terra. Quest’ultimo avrebbe fatto fuoco dopo essersi rialzato. Il proiettile che ha raggiunto alla schiena Ciro Esposito ha lacerato un polmone e si è fermato nella quinta vertebra. Causa della morte dunque la lacerazione del polmone che ha portato ad un collasso multifunzionale progressivo.

‘Fratello, se per me il sole si oscurerà, ti prego di vivere per me’: con le parole di una canzone che da ragazzo cantava in oratorio, don Aniello Manganiello darà domani l’ultimo saluto a Ciro, durante l’orazione funebre che la famiglia del ragazzo ucciso gli ha chiesto di tenere nel corso del funerale con rito evangelico. Il sacerdote, impegnato per la legalità a Scampia con la sua associazione ‘Ultimi’, non ha conosciuto di persona Ciro, ma lo ha incontrato “attraverso i racconti dei parenti e la ricostruzione del momento in cui è stato ferito, morendo da eroe, per proteggere altre persone”. Quello che ha colpito don Aniello del ragazzo e della sua famiglia è “la religiosità, il senso di pacificazione interiore che predispone le persone al bene, fondamentale per costruire animi e persone pacificate”. In particolare, è rimasto impressionato dalla mamma di Ciro. “Quella donna mi ha evangelizzato in questi giorni con il suo perdono”, racconta il sacerdote che la definisce “un esempio vivente del Vangelo della misericordia”.

 

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