Voto in India, débacle per Sonia Gandhi. Scurria: ha vinto il partito anti-marò, ora Renzi vada a New Delhi

16 Mag 2014 13:46 - di Romana Fabiani

«L’India ha vinto!», è il tweet del leader del partito nazionalista, Narendra Modi, che ha sbaragliato il Partito del Congresso guidato da Sonia Gandhi, che dopo dieci anni perde il governo della più grande democrazia del mondo. Da mesi le elezioni indiane sono guardate con attenzione dagli osservatori stranieri e con grande apprensione da parte dell’Italia per gli inevitabili risvolti sulla sorte dei nostri due marò, “sequestrati” a Nuova Delhi da più di due anni e sacrificati all’altare degli equilibri politici interni al gigante asiatico. Come previsto, la lunga maratona elettorale indiana (trentacinque giorni e oltre mezzo miliardo di votanti, una cifra record che corrisponde al 66,38% dell’elettorato) si è conclusa con la vittoria schiacciante del partito indù nazionalista Bharatya janata party (Bjp) che può contare sulla maggioranza assoluta nella Camera bassa (329 seggi su 543). Si tratta della più grande vittoria per i nazionalisti che tornano al potere dopo un decennio: un successo accompagnato dai festeggiamenti di migliaia di persone che si sono radunate sotto la sede del Bjp a Nuova Delhi con tamburi, bandiere arancioni ed effigi con il fiore di loto, il simbolo del partito. Il Partito del Congresso, che guida la coalizione di centrosinistra, saldamente nelle mani dell’italo-indiana Sonia Gandhi e del figlio Rahul, ha riconosciuto la «sconfitta collettiva» contro il futuro premier che è riuscito a combinare politica e protesta populista.
Finito l’incubo elettorale, ora ci si chiede quale sarà la sorte di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Per alcuni analisti il passaggio all’opposizione del Partito del Congresso potrebbe aprire nuovi spiragli: sull’impasse – sostengono – ha pesato molto il “fattore Sonia”, l’italianità d’origine della donna più potente dell’India che fin da subito ha giocato al muro contro muro con l’Italia per accreditarsi davanti all’opinione pubblica come la portabandiera del fiero orgoglio nazionale contro lo “straniero”. Un governo guidato dal Bjp – dicono – potrebbe essere più incline a trovare una via d’uscita. Ma è difficile da credere, visti i toni estremisti cavalcati in campagna elettorale da Modi, che arrivò a chiedere la prigione per i militari italiani. «In India ha vinto le elezioni il partito anti-marò. Cosa succederà ai nostri soldati?», scrive su Twitter l’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Marco Scurria. «Dopo l’ormai famosa telefonata del premier Renzi con i due marò in cui assicurava il massimo impegno del governo per risolvere il loro caso, non è accaduto più nulla – aggiunge l’esponente del partito di Giorgia Meloni, in prima linea nella battaglia per il rientro in patria dei nostri connazionali – Come sempre, Renzi dopo i proclami su Ttwitter dimentica di passare ai fatti. Ora gli consiglio di prendere il primo volo per Nuova Delhi e dimostrare di avere po’ di orgoglio italiano».

 

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