Un Primo maggio di scontri firmati no-Tav e di noia in piazza. A Roma il “compagno” Pelù massacra Renzi

2 Mag 2014 8:43 - di Antonio Marras

È stato un Primo maggio di veleni, noia e siparietti politici dei cantanti, stavolta con Renzi nel mirino, soprattutto a Roma. Tensioni e scontri, già dal mattino, sono scoppiati a Torino, tra antagonisti, No Tav e forze dell’ordine. Prima in piazza Vittorio Veneto, poi nella centrale via Roma. Pesante il bilancio finale, che parla di sette poliziotti feriti, tra cui un funzionario della Digos trasportato in ambulanza in ospedale dopo aver perso conoscenza per una bastonata in testa. Diversi contusi anche tra i manifestanti, tre dei quali sono stati fermati e accompagnati in questura. Uno è stato poi arrestato, gli altri due denunciati. «Chi va da No Tav in un corteo tentando di creare disordini, disonora il primo maggio come festa», è stata la dura condanna del ministro degli Interni, Angelino Alfano. E anche Cgil, Cisl e Uil di Torino hanno espresso “tristezza e rammarico” per la festa “macchiata da atti di violenza e intolleranza”. A far scattare la scintilla, l’arrivo al corteo del senatore Stefano Esposito, noto per le sue posizioni a favore della Tav.  Primo maggio di mobilitazione anche nel resto d’Italia, da Roma, dove s’è svolto il tradizionale “concertone” e  Milano, dove è andato in scena la Mayday Parade, a cui hanno aderito realtà antagoniste e centri sociali. Qui un gruppo di partecipanti si è introdotto in uno stabile in disuso non lontano dalla Stazione Centrale, occupandolo. A Carrara, invece, si sono dati appuntamento gli anarchici libertari da tutta Italia, e una delegazione di No Tav della Val Susa. Durante un comizio è stata espressa solidarietà ai quattro attivisti No Tav accusati dell’assalto al cantiere di Chiomonte, ancora in carcere.

A Roma s’è svolto un  “concertone” in tono minore, senza ospiti internazionali. Più noioso che sobrio, in una pizza occuoata più da disoccupati che da lavoratori. Finale a sorpresa con uno show di Piero Pelù contro Renzi, contro le toghe rosse che hanno condannato Berlusconi ai servizi sociali, contro la disoccupazione. «Gli F35 rubano i soldi a scuole e ospedali. Non vogliamo elemosine da 80 euro, vogliamo lavoro», ha attaccato il rocker fiorentino. «Il non eletto, ovvero sia il boyscout di Licio Gelli – ha continuato Pelù – deve capire che in Italia c’è un grande nemico, un nemico interno che si chiama disoccupazione, corruzione, voto di scambio, mafia, camorra, ‘ndrangheta. La nostra è una guerra interna, il nemico è dentro di noi, forse siamo noi».

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