Nuove minacce allo studente che “osò” organizzare un convegno sulle Foibe

16 Mag 2014 16:13 - di Antonella Ambrosioni

L’aria di intolleranza continua ad essere pesante a Milano e provincia e soprattutto non diminuisce il clima di intimidazione verso Giuliano Polito, lo studente diciannovenne Consigliere d’Istituto del Liceo Scientifico Statale “C. Cavalleri” di Parabiago e delegato in Consulta provinciale degli studenti in quota Rotta di Collisione. Già ci occupammo della sua vicenda qualche mese fa. Politi è  “colpevole” di avere organizzato un convegno sul tema dell’esodo giuliano-dalmata e delle foibe nel proprio liceo e di avere promosso una mozione in Consulta Provinciale degli Studenti, poi bocciata tra insulti e minacce, per organizzare convegni simili – uno tra tutti, quello su Sergio Ramelli – in tutti gli istituti superiori della Provincia di Milano. In quell’occasione fu minacciato pesantemente, personalmente e sulla rete. Oltre al Secolo d’Italia, delll’episodio si occuparono il Giornale e molti quotidiani lombardi, non certamente la stampa “che conta”. Ora, a distanza di pochi mesi, sono arrivate altre minacce, altre ingiurie. Ignoti hanno imbrattato i muri adiacenti all’ingresso della sua scuola, il Liceo Scientifico Statale “C. Cavalleri” con le scritte negazioniste “foibe bugia” e “Polito merda”. Un attacco a freddo. Lo stesso Giuliano Polito ha dichiarato in una nota: «Quest’altro, ennesimo, attacco dimostra che la sinistra italiana, o almeno parte di essa, non solo non sente minimamente proprio il dramma dell’esodo e delle foibe, ma anche che, oggi come ieri, è ancora disposta a ricorrere a strumenti prevaricatori che con la politica, come io la intendo, hanno ben poco a che fare: gli insulti e le minacce». Questa volta la solidarietà a Giuliano è stata massiccia, in considerazione anche della riprovazione suscitata sulla stampa locale a febbraio. «Da parte di tutto il centrodestra – ci racconta – ho avuto telefonate private che mi hanno incoraggiato. Ho la solidarietà dei miei compagni di classe, della mia scuola, perché sappiamo tutti che questi attacchi non vengono dall’istituto. Si tratta di un mero atto di vendetta nascosta dall’anonimato, una gesto di ripicca perché non si aspettavano il polverone che la volta scorsa ho suscitato». È di sollievo constatare la condanna da parte anche di quegli studenti «on politicizzati, ma comunque indignati di fronte a un atto di prevaricazione: metodi che in una democrazia sana non possono essere tollerati», aggiunge Politi, il quale ha promosso una settimana fa l’iniziativa di intitolare l’aula della Consulta provinciale degli studenti alla memoria di Sergio Ramelli. La risposta non è difficile da immaginare: «Prima mi hanno risposto che, quanto a Ramelli, la provincia di Milano “aveva già dato” con la manifestazione del 29 aprile, giorno della sua morte; poi hanno fatto obiezioni di carattere formale- istituzionale, smorzando i toni». Ma il risultato non cambia.

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