Mentre sta scegliendo, questa Europa si sta sciogliendo. Anzi, è già evaporata

24 Mag 2014 16:25 - di Mario Aldo Stilton

Mentre sta scegliendo, l’Europa si sta sciogliendo. Anzi, diciamola tutta: è già praticamente svanita. È già evaporata dai cuori e dalle coscienze. Da tempo. Almeno da quando non è stata in grado di interpretarne i bisogni reali, le aspirazioni più vere. Da quando si è rivelata gretta e matrigna. Da quando ha coltivato la miopia del particolare cercando di uniformare tutto. Da quando ha rinunciato a valorizzare le qualità e le differenze. Da quando ha smesso di farci sperare. Di farci sognare. Provocazione? Calembour?  Nient’affatto. Pura e semplice realtà.  Che la forza dei numeri, l’incontestabile dato percentuale e assoluto si sta incaricando, proprio in questi frangenti, di dimostrare. Queste elezioni europee segnano uno spartiacque. Che da lunedì mattina, nessuno potrà fingere di non conoscere o ignorare. Certificano la lontananza, la disaffezione delle popolazioni del continente verso quella che avrebbe dovuto essere la loro principale Istituzione. Verso un’Europa che di Unione sembra voler mantenere il nome e null’altro. Che non aiuta chi ha bisogno, che non soccorre chi è in difficoltà, che non facilita la produzione, che non stimola gli investimenti e il credito. Ma che razza di Europa, anzi di Unione europea è mai questa? Domanda che in tanti si son posti e che ha prodotto e produrrà il risultato più basso in termini di partecipazione al voto dell’intero corpo elettorale. Quattro anni fa la lancetta si fermo al 43 per cento. Adesso neppure il 40 per cento è certo. A cui devono sommarsi necessariamente le percentuali a due cifre che in ognuno dei 28 paesi dell’Unione hanno già raccolto e raccoglieranno i cosiddetti euroscettici o i partiti dichiaratamente antieuro. Significa che a Bruxelles avranno la certezza che più del settanta per cento dei suoi abitanti boccia senz’appello, col disinteresse o nell’urna,  la cervellotica costruzione di quest’impalcatura costituzionale. Un vero capolavoro. Che all’incontrario va.

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