Maria Rita Parsi: il musical su Erika e Omar? Il rischio è sempre la spettacolarizzazione dell’orrore

6 Mag 2014 12:28 - di Priscilla Del Ninno

Un’impresa al limite dell’impossibile, quella che sta per compiere Enzo Iacchetti, storico volto di Striscia la Notizia: raccontare, attraverso un musical, uno dei crimini più efferati della storia del nostro Paese: quello compiuto da Erika e Omar a danno della madre e del fratellino della giovane ragazza. Quello ribattezzato come l’eccidio di Novi Ligure. Quello che ha sdoganato sui media un malessere esistenziale giovanile arrivato alle conseguenze estreme. Quello che, prima e più di altri, ha simboleggiato il virus della crisi che ha attaccato dall’interno, fin nei suoi gangli connettivali e nelle sue cellule epiteliali, l’organismo famiglia. Quello che, nell’affermazione della terribile verità investigativa, ha confermato i timori di tutti, inconfessabili sospetti dell’opinione pubblica, annullando ogni certezza fin lì acclarata legata alle dinamiche affettive. Quel duplice omicidio, compiuto dalla mano di una figlia come tante, sconvolse il Bel Paese ed esondò sul piccolo schermo, pronto ad accogliere nei salotti dei suoi talk lo show di un crimine che non si era ancora in grado di accettare e che, di lì a poco, avrebbe rivelato mille risvolti da incubo del perduto sogno d’intimità domestica: dalla provincia veneta di Pietro Maso alla villetta di Cogne, dalla casa di Avetrana a quella di Perugia, passando per il condominio di Erba.
Un’operazione singolare, quella realizzata da Iacchetti con lo show che lui stesso ha definito «una black comedy, una satira feroce sulla spettacolarizzazione di certi eventi di cronaca». E allora, è tra ossimori e associazioni paradossali che il volto satirico di Canale 5 definisce Come Erika e Omar. È tutto uno show, il «diversamente musical» di cui cura la regia, e che debutta a Roma il 6 maggio al teatro Lo Spazio. Lo spettacolo, che prende spunto e rivisita liberamente sul palco uno dei capitoli più bui della cronaca nera di qualche anno fa, mette in scena l’Italia degli orrori. Lo smarrimento di un Paese non ancora pronto a fare i conti con l’esplosione sociale del disagio giovanile, con il molok dell’incomunicabilità all’interno della famiglia, con la crisi dei valori tradizionali e con l’infinita deflagrazione televisiva di tutto ciò messa in atto dallo sciacallaggio della tv, ossia con l’istituzionalizzazione mediatica di un macabro “business dell’orrore” che, negli anni, avrebbe motivato voyeuristici pellegrinaggi sui luoghi dei delitti celebri, come lo scambio di istantanee sul web.
«È un’operazione molto interessante – ci dice la professoressa Maria Rita Parsi, psicologa, psicoterapeuta e scrittrice, da noi interpellata sull’argomento – È un po’ la stessa linea guida seguita in un mio libro in uscita per la Piemme, intitolato Maladolescenza. Quella del musical di Iacchetti e del volume di cui le parlo sono angolazioni particolari da cui guardare all’universo giovanile. Sono opportunità spettacolari, editoriali, con cui dare voce agli adolescenti. E allora, guarda caso, il primo episodio descritto in Maladolescenza narra la storia di Patrizia, una ragazza la cui fantasia, espletata in un sogno ricorrente, è quella di uccidere la madre opprimente».

Giovani, il cui disagio si esprime attraverso sogni ossessivi e fantasie malate?

Fantasie malate alla cui creazione contribuiscono in maniera terrificante i media, tutti: dalla tv alla Rete, sempre più alla mercè della spettacolarizzazione e della promozione di disvalori, di falsi ideali, di modelli distruttivi a cui i ragazzi fanno poi appello nella quotidianità. Non dimentichiamoci, allora, le lettere di plauso e ammirazione che proprio Erika ha ricevuto per anni durante la sua detenzione.

Un problema di immaginario e di prototipi televisivi proposto erroneamente?

O meglio: l’immaginario viene catturato dalla spettacolarizzazione dell’orrore, dalla reiterazione di immagini di dolore che puntano alla teatralizzazione della sofferenza e dei suoi risvolti macabri, mettendo in condizione i giovani di cogliere in pieno e continuativamente, essenza e potenzialità esplosiva di quell’immaginario negativo. 

Con il risultato di…

Di coinvolgere morbosamente e pericolosamente i giovani, avviluppandoli in un meccanismo perverso per cui, alla fine, i ragazzi non possono che venire tentati dalla trasgressione, dall’abuso, dai modelli distruttivi e deleterei.

Un musical, allora, questo diretto e prodotto da Enzo Iacchetti, che celebra la commedia musicale classica, e allo stesso tempo la fa a pezzi, raccontando la relazione pericolosa tra la cronaca nera e l’intrattenimento, tra una dimensione intima violata e la sua ostentazione televisiva: quale può essere il rischio di un’iniziativa del genere?

Il rischio è quello che si corre sempre in questi casi: di spettacolarizzare al cubo la spettacolarizzazione che vai a denunciare. Ma è altrettanto ovvio, però, che si deve partire dalle situazioni per raccontarle.

 

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