La fiction “Furore” sugli emigrati meridionali scatena polemiche: troppe frasi razziste

3 Mag 2014 18:15 - di Redazione

La fiction Furore, il vento della speranza, che andrà in onda il 9 maggio su Canale 5, deve ancora iniziare, ma già provoca accese polemiche sul web. A far scoppiare il casus belli è stato un articolo del Secolo XIX, che ha protestato per alcune frasi, pronunciate nel film, che rappresenterebbero i liguri come un popolo razzista. «Ma davvero era così gonfia di pregiudizi sociali e pulsioni razziste, nonché avida e pronta a lucrare sul lavoro degli immigrati meridionali, la borghesia ligure di fine anni Cinquanta? C’è da trasecolare un po’ di fronte a Furore. Il vento della speranza», si chiede il quotidiano genoveseUn’immagine che è stata duramente contestata proprio dai liguri. La fiction racconta la storia di una famiglia siciliana che emigra in Liguria per fare fortuna ma che subisce il comportamento ostile da parte degli abitati del luogo (Lido Ligure). Molte le frasi sott’accusa. «Vai subito in terza classe, dai baluba come te» si sente apostrofare Vito Licata da un ferroviere ligure durante l’ultimo tratto del viaggio. Oppure: «Sei una zulù dispettosa come una scimmia. I terroni sono tutti zulù», urla la bambina bionda alla coetanea siciliana appena entrata in classe. «Zulù zulù / tornate laggiù», fa in coro la scolaresca battendo le mani sui banchi. Ancora. Una signora bella, elegante e influente racconta alle amiche: «Una mia amica, cinque anni fa, ha fatto allattare il figlio da una balia calabrese. Sai cos’è successo? È venuto su completamente stupido». Altri esempi: «Il mio professore, un calabrese di merda, mi ha bocciato perché sono settentrionale». «Ah perché, voi terroni usate il sapone?». «Un settentrionale non può prendere ordini da un meridionale, è una cosa contro natura». Parole forti e sul web scoppia la bagarre. Il regista Alessio Inturri è accusato di dare un’immagine fuorviante del popolo ligure, ma lui non ci sta e rispedisce al mittente le accuse: sono episodi realmente accaduti. «Sbaglierebbero i liguri ad arrabbiarsi preventivamente – dice al Secolo XIX –  Meglio che vedano tutte le puntate. Non devono aver paura di se stessi. Quei conflitti ci furono, non li abbiamo inventati. Il mio produttore, Alberto Tarallo, visse qualcosa del genere quando salì in Liguria coi suoi, da ragazzo. Ci siamo documentati, vi posso assicurare che alcune alcune scene “forti” del film sono storicamente avvenute. Per quanto riguarda le frasi razziste pronunciate, esse non sono state inventate, ma appartengono alla realtà storica».

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