In manette un idraulico fiorentino per il delitto della donna crocifissa. «Sono finito…»

9 Mag 2014 9:35 - di Redazione

«Sono finito. Ormai non mi salva nessuno». Sono le parole pronunciate da Riccardo Viti, 55 anni, al momento dell’arresto, quando è stato bloccato da polizia e carabinieri nella sua casa di via Locchi a Firenze con l’accusa di aver violentato e ucciso Andreea Cristina Zamfir, la giovane romena trovata crocifissa il 5 maggio. L’idraulico fiorentino è stato trasferito in questura per essere interrogato dal sostituto procuratore di Firenze Paolo Canessa che coordina le indagini di polizia e carabinieri. Soddisfazione «perché la squadra mobile ed i carabinieri sono riusciti a catturare la bestia» è stata espressa dal questore di Firenze, Raffaele Micillo. Era stato lo stesso questore, giovedì, a definire l’autore del gesto «una bestia», pur dispiacendosi, aveva detto, di paragonarlo agli animali. L’uomo arrestato, ha aggiunto Micillo, «è sicuramente responsabile del gesto e, probabilmente, degli altri fatti simili riscontrati precedentemente». La compagna di Viti, secondo quanto appreso, lavora all’ospedale di Careggi, poco distante dall’appartamento di via Locchi, situato alla periferia nord di Firenze. Al momento sono in corso anche gli accertamenti per verificare la corrispondenza dei dati biologici con le tracce del dna isolate dal Racis dei Carabinieri in alcuni precedenti casi simili, dove le vittime erano sopravvissute. Secondo quanto appreso, si sarebbe giunti all’identificazione dell’uomo arrestato anche attraverso le indagini delle ultime ore, basate sulla sua descrizione da parte delle donne che avrebbe violentato negli scorsi anni. I racconti verbalizzati negli anni dalle denunce delle aggredite – cinque prostitute diverse – convergevano sulla descrizione fisica. Un italiano di 55-60 anni, alto tra il metro e 70 e il metro e 75, tarchiato, volto ovale. Il ministro dell’interno, Angelino Alfano, in un tweet in cui ringrazia le donne e gli uomini della polizia «che proteggono i cittadini» ha parlato di «prove inconfutabili a carico dell’uomo che ha confessato il delitto di Firenze».

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