Gasparri e Calderoli: querela a Renzi per tutelare la credibilità del Senato. Interviene Grasso: vi invito a recedere

10 Mag 2014 16:42 - di Redazione

Nello scontro tra Matteo Renzi e il presidente del Senato Pietro Grasso entrano nuovi attori: i senatori Maurizio Gasparri (FI) e Roberto Calderoli (Lega) sono intenzionati a querelare il premier Renzi che ha accusato i funzionari del Senato di avere diffuso dati falsi sulle coperture per il bonus da 80 euro. “Non è possibile fare un’affermazione del genere – spiega Gasparri, che è vicepresidente del Senato  – e quindi assumeremo un’iniziativa di tipo legale a tutela del Senato. Riteniamo che le politiche economiche di Renzi siano sbagliate, piene di bugie, e lo denunceremo formalmente perché ha detto che l’ufficio studi del Senato ha mentito quando ha detto che i suoi decreti sono privi di copertura”. Secondo Gasparri “ha ragione l’ufficio del Senato e ha torto Renzi. I suoi decreti sono senza copertura”. Il senatore di Forza Italia ha però tenuto a specificare che questo “non vuol dire difendere il bicameralismo. Il Senato si può anche abolire, è la bugia di Renzi che noi vogliamo contestare, è l’offesa alla verità di Renzi”, conclude.

Il presidente Grasso, per evitare che lo scontro istituzionale raggiunga livelli inediti, ha telefonato ai due senatori intenzionati a querelare chiedendo loro di fare un passo indietro: “Non bisogna travalicare i limiti della contesa politica e rispettare le istituzioni”, ha detto. “Come  sono intervenuto con forza a difesa della serietà e della competenza degli uffici del Senato e delle prerogative dei senatori, perché – spiega Grasso – ritengo che la difesa delle Istituzioni sia irrinunciabile, oggi ho chiamato i vicepresidenti Gasparri e Calderoli per chiedere loro di fare un passo indietro rispetto all’idea della querela al presidente del Consiglio”. “Il dibattito tra maggioranza e opposizione, anche in campagna elettorale, non può e non deve arrivare – afferma il presidente del Senato – al conflitto e alla delegittimazione tra le Istituzioni fino al punto di pensare di rimettere all’autorità giudiziaria temi che possono essere mantenuti all’interno di un dibattito pre-elettorale”.

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