Expò, Greganti e Frigerio negano ma Maltauro promette ai pm: racconterò tutto

12 Mag 2014 21:16 - di Redazione

La strategia è identica a quella di 21 anni fa. Negare tutto, negare, comunque. Primo Greganti, interrogato dal gip di Milano nell’ambito dell’inchiesta con al centro l’Expo, ha negato ieri di aver «preso soldi e di aver interferito in maniera illecita negli appalti» ed ha sostenuto, invece, che «da anni» si «occupa della promozione della filiera del legno». E’ il suo legale, l’avvocato Roberto Macchia, a raccontare com’è andato l’interrogatorio davanti al gip. Secondo l’avvocato Macchia, in definitiva, «l’interesse» di Greganti per l’Expo era focalizzato sull’eventuale realizzazione di  «padiglioni in legno». Per questo l’ex-compagno G, nel corso del suo interrogatorio, ha «contestato tutti gli addebiti» e ha detto di non aver «mai preso soldi» e di non aver mai «chiesto o ottenuto favori in relazione ad appalti».
L’attività dell’ex-funzionario del Pci, invece, come ha aggiunto il legale, sarebbe stata quella di «cercare imprenditori interessati alla realizzazione di immobili in legno e di seguire tutta questa filiera, dalla lavorazione del legno alla fabbricazione degli immobili, tenendo conto che anche per l’Expo ci saranno padiglioni così realizzati». La «tesi» di Greganti, infatti, secondo il suo legale, «è che in questo settore in futuro si potrà garantire molta occupazione». Quanto a Gianstefano Frigerio, l’ex-parlamentare Dc arrestato, Greganti, invece, ha ammesso di averlo incontrato «più volte», ma sempre «in relazione alla promozione di queste iniziative». Mentre per quanto riguarda Luigi Grillo, l’ex-senatore del Pdl, ha raccontato di averlo visto  «solo poche volte».
Stessa strategia difensiva per l’ex-dc, Gianstefano Frigerio e per l’ex-parlamentare Luigi Grillo. Ma a guastare la “ricostruzione” ci ha pensato l’imprenditore vicentino Enrico Maltauro che ha ammesso davanti al gip i fatti «nella loro materialità» così come sono stati contestati riservatondosi di chiarire la sua posizione a breve in uno o più interrogatori davanti ai pm.
Maltauro, nel carcere di Opera, davanti anche ai pm, a precisa domanda del giudice non ha negato dunque i fatti contestati ed anche, peraltro, filmati dagli investigatori. Ma ha aggiunto anche di volerli spiegare in un interrogatorio che verrà concordato con la Procura nei prossimi giorni. Da quanto è stato riferito, poi, l’imprenditore, difeso dall’avvocato Paolo Grasso, ha fatto un inquadramento generale della sua carriera di imprenditore e ha sostenuto che con Cattozzo aveva un rapporto professionale. L’avvocato ha spiegato che il suo assistito «è sereno e ha fiducia di poter chiarire con i magistrati».
Resta da vedere ora come Maltauro inquadrerà i rapporti con gli altri coindagati.
Dal canto suo il commissario unico dell’Expò, Giuseppe Sala, sentito ieri in Commissione Antimafia, ha spiegato che si fidava «di Angelo Paris», aggiungendo di non aver «mai assunto raccomandati» nè di aver «mai visto Primo Greganti e gli altri personaggi finiti nell’inchiesta».
Il commissario, alla vigilia della visita a Milano del premier Matteo Renzi che oggi gli ha confermato la fiducia, si chiama fuori dal marcio scoperto dalla Procura di Milano negli appalti legati al grande evento di Milano 2015 e ammette che per alcune attività considerate «non sensibili» sono stati allentati i controlli antimafia lamentando: «non sono riuscito ad assegnare una gara al prezzo più economicamente vantaggioso senza avere un ricorso»..
Sala racconta poi che si trovava in ufficio la mattina dell’8 maggio quando hanno bussato alla porta gli ufficiali di polizia giudiziaria per sequestrare documenti ed arrestare il Direttore generale “constructions” di Expò, Angelo Paris. «Ma ad oggi – puntualizza – non c’è stata alcuna indicazione dalla Procura di fermare o rivedere alcune delle gare già assegnate. La Procura ci sta dicendo di andare avanti e quindi, apparentemente, le gare non sono state condizionate». Quanto a Paris, aggiunge, «gli ho dato fiducia, non ho sospettato che potesse tenere certi tipi di comportamento. Fece parte del comitato di candidatura, aveva lavorato su questo progetto, era stato scelto dall’ex sindaco Moratti. Aveva fatto un lavoro molto importante su Torino 2006», e quindi «era una persona esperta su questo tipo di eventi».
Nessun rapporto, invece, assicura il commissario, con gli altri arrestati della cosiddetta “Cupola” degli appalti, da Primo Greganti a Gianstefano Frigerio e Luigi Grillo: «Non ho mai parlato in vita mia – dice – con questi personaggi: sarebbe perlomeno un’ingenuità parlare con persone tristemente note sul territorio lombardo e non solo». Riferisce quindi di non aver  «mai assunto una persona che mi sia stata raccomandata politicamente. Posso dirlo a testa alta. Non voglio sembrare presuntuoso, ma è difficile che uno come me riceva pressioni in maniera diretta».
Sala spiega poi che il terzo protocollo con le nuove linee guida antimafia sugli appalti ha alzato la soglia al di sopra della quale scattano i controlli antimafia. «Si è ritenuto – rileva – che alcuni appalti non rientrassero tra le attività sensibili e che fosse necessario semplificare le procedure amministrative. I contratti per gli allestimenti ad una cifra inferiore di 100mila euro sono quindi esentati dalle verifiche antimafia, così come quelli inferiori a 150mila euro per l’organizzazione di eventi».
L’ultima inchiesta, che ha portato in carcere sette persone fra cui il responsabile dei contratti di Expo e vecchie conoscenze della giustizia come Primo Greganti e Gianstefano Frigerio, ha «un po’ stupito» il procuratore Pier Luigi Maria Dell’Osso, oggi procuratore generale di Brescia ma che, fino a un paio di settimane fa, si è occupato direttamente dell’esposizione universale in qualità di procuratore nazionale vicario antimafia, facendo parte della sezione speciale del comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza sulle Grandi Opere: «E’ veramente una sorta di genia inestinguibile dedita al malaffare – ha detto Dell’Osso riferendosi agli arrestati -, una corte di rapaci o predatori sempre all’erta» che non avevano nel mirino solo l’esposizione universale. Ma «la magistratura è intervenuta con assoluta tempestività, in modo quasi preventivo» ha sottolineato, ed è questo che deve far ben sperare: «Diciamo che qualcuno si stava infilando nella mela – ha osservato – ed è stata fatta una incisione chirurgica per poterla gustare scevra di vermi».

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