D’Alema «disgustato» dal Cav che «osa» criticare Napolitano: divinità dell’Olimpo, punitelo

5 Mag 2014 17:26 - di Francesco Signoretta

Eccolo il giustiziere di turno, con la scimitarra tra le mani, pronto a “decapitare” il nemico di Arcore colpevole di aver criticato la massima divinità dell’Olimpo, quella che ha concesso ai comuni mortali di chiamarlo presidente. Ecco D’Alema imporre, con la violenza verbale, la regola che chiunque può essere oggetto di critiche tranne uno, Giorgio Napolitano, altrimenti si è travolti dalle frecce di Apollo, lanciate dal suo arco d’argento. «Questa continua aggressione di Berlusconi al presidente della Repubblica – ha detto D’Alema – è disgustosa». E per motivare il disgusto, parla e scivola di brutto, perché dalle sue frasi si capisce che un pizzico, almeno un pizzico di complotto contro il governo del Cav c’è stato: «Napolitano ha agito per tutelare le istituzioni e il buon nome del nostro Paese: meno male che c’è stato lui nel corso di questi anni, anche quando avevamo governi che, sinceramente, non erano all’altezza del compito di far rispettare l’Italia nel mondo». La verità torna a galla, c’è stato chi – di sua iniziativa – ha contribuito alla caduta di un governo non gradito, in barba agli elettori che l’avevano votato (tanto erano e restano, secondo la vulgata di sinistra, elettori impresentabili). Al di là del caso specifico, però, il vecchio Pci, partito-padre di D’Alema, nei confronti dei presidenti della Repubblica non partoriti a Botteghe Oscure, ha avuto atteggiamenti che andavano ben al di là delle critiche verbali. Vale la pena di ricordare l’aggressione al picconatore Cossiga, con tanto di richiesta di messa in stato d’accusa e manifestazioni di piazza. E, come ricorda Malan, «D’Alema, all’epoca un autorevole esponente del Pci, deputato e membro della direzione nazionale, fu molto attivo nel 1978, a capo dei giovani comunisti, quando il Pci (lautamente finanziato dalla dittatura sovietica) annunciò la richiesta di messa in stato d’accusa del presidente Leone, per fatti ai quali in seguito la magistratura stabilì che era estraneo». Un minimo di pudore non farebbe male. Però nel Pd c’è questa tentazione continua di mettersi in cattedra per dare lezioni. Ma quando si hanno i vuoti di memoria, sarebbe meglio portarsi qualche appunto. Per non esporsi a una figuraccia.

 

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