“Area” in edicola: dalla storia segreta dell’euro a Bukowski passando per il narciso del “selfie”

17 Mag 2014 13:34 - di Romana Fabiani

Vento gelido su Bruxelles. È la copertina dell’ultimo numero di Area in edicola che dedica il focus mensile alle europee del 25 maggio con un appronfondimento sull’idea di Europa di Osvaldo Baldacci e la storia segreta dell’Euro di Giovanbattista Fazzolari: una presa di distanza dalla storiografia ufficiale che esalta le magnifiche sorti e progressive della moneta unica che avrebbe salvato le economie europee dal flagello dell’inflazione. Se per l’informazione ufficiale chi nega questo totem è un demagogo, un ignorante, un complottista, esiste una narrazione segreta molto più attinente alla realtà – si legge nell’articolo – che fa perno su economisti di altissimo livello, intellettuali, accademici, analisti, tra cui sei Premi Nobel, molto critici nei confronti dell’euro. Per non dire di quelle forze genuinamente europeiste «che da sempre sognano, parlano e scrivono dell'”Europa nazione” dei liberi popoli europei che da tempo si interrogano sulle parole di François Hesibourg “uccidere l’euro per salvare l’Unione europea?”. Antonio Scafati, invece, si concentra sui movimenti della destra euroscettica dell’Europa del Nord. Nella sezione politica del mensile diretto da Fabio Rampelli (che firma l’editoriale dal titolo Un nuovo tornante della storia) l’analisi di Luca Pesenti Dal self made man al selfie made man, un fotografia del nuovo tipo umano che avanza dopo il tramonto dell’uomo “che si fa da solo” dell’epopea americana. «L’uomo stroncato sotto i sogni nichilisti del Sessantotto si riduceva a un malinconico “mi faccio”, nichilismo anch’esso, ma gaio e spensierato. Oggi l’uomo nuovo della realtà 2.0, il prodotto finale dei sociale network è l’uomo che grida “mi faccio la foto”, l’uomo dell’autoscatto della porta accanto, l’uomo dell’istante, l’abitatore del presente compromesso». E ancora: le finte riforme di Renzi di Nazzareno Mollicone e l’imbroglio dell’abrogazione delle Province che lascia intatta la burocrazia ed elimina la democrazia, raccontato da Patrizio Li Domni. Ma anche Manager di latta pagati a peso d’oro di Teresa Alquati che si interroga sulle retribuzioni stellari dei vertici delle società pubbliche, bocciate già prima della crisi del ’29 dal banchiere John Pierpont Morgan per il quale lo stipendio di un manager pubblico non avrebbe mai dovuto superare di 20 volte quello dei suoi dipendenti. «In Italia, nel Paese dei burattini, invece, si è andati avanti tra indignazioni popolari e indifferenza generale». Politica, economia, costume, cultura, antropologia, arte. Non manca un’analisi controcorrente di “Bukowski, quel genio bastardo”, scrittore di sentimenti e non di idee che si lascia trascinare malvolentieri nel dibattito culturale. Un affresco sulle orme dello scrittore Roberto Alfatti Appetiti che fa le pulci alla vulgata che rappresenta il grande scrittore americano come icona pacifista e un po’ naif buona per tutte le stagioni.

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