Tutela delle vittime, Fratelli d’Italia in campo: garantire tutele e assistenza, siamo “dalla parte di Abele”

14 Apr 2014 18:13 - di Oreste Martino

“Dalla parte di Abele”. Potrebbe definirsi così la campagna politica di Fratelli d’Italia andata in scena oggi nell’emiciclo della Camera dei Deputati, dove si è discussa una mozione “concernente iniziative per la tutela delle vittime di resto”. Ovviamente l’aula era deserta e disattenta agli stimoli, anche perché la politica recentemente si è mostrata più sensibile alle ragioni di Caino che a quelle di Abele.

Il tema è di grande rilevanza e rappresenta una tipica battaglia di destra. Si scrivono infatti fiumi d’inchiostro sui diritti del reo, ma spesso nessuno pensa alla vittima e a come il reato subito cambia per sempre la sua vita. La mozione – firmata da Cirielli, Meloni, Corsaro, La Russa, Maietta, Nastri, Rampelli, Taglialatela e Totaro – è stata illustrata in aula dal capogruppo Fabio Rampelli, che ha fatto notare quanto l’Italia sia in ritardo rispetto ai partners europei, premettendo che «la parte del patto sociale riguardante la sicurezza dei cittadini è stata trascurata». «La normativa internazionale – si legge nella mozione – riconosce alla necessità di rispondere alla globalità dei bisogni della vittima, dei suoi familiari e degli eventuali testimoni del reato». In sostanza la vittima andrebbe accompagnata in un percorso di accoglienza, tutela, informazione, protezione e mediazione processuale, cosa che non accade. Le uniche tutele al momento riguardano le vittime del terrorismo, della criminalità organizzata, del “pizzo” e dell’usura, mentre in alcuni casi è perfino accaduto che lo Stato chiedesse ai familiari della vittima di pagare le spese giudiziarie non pagato dal condannato perché risultava nullatenente.

Il problema riguarda anche il rispetto della normativa internazionale. Non a caso la mozione impegna il Parlamento italiano a recepire tempestivamente la direttiva approvata il 25 ottobre 2012 da Parlamento e Consiglio Europeo, con la quale si istituiscono norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato. La direttiva comunitaria che Fratelli d’Italia vorrebbe veder inserita presto nella normativa italiana sostiene che un reato non è solo un torto alla società, ma anche una violazione dei diritti individuali delle vittime. Il documento punta a «garantire che le vittime di resto ricevano informazione, assistenza e protezione adeguate e possano partecipare ai procedimenti penali».

Per completare il quadro, la mozione di Fratelli d’Italia sottolinea che il nostro paese è destinatario di un procedimento d’infrazione della Commissione europea per la cattiva applicazione della direttiva che obbliga gli Stati membri ad avere leggi nazionali per l’indennizzo equo ed adeguato a favore delle vittime di reato. A questo si aggiunga che l’Italia non ha firmato la Convenzione europea relativa al risarcimento delle vittime di reati violenti, firmata a Strasburgo nel 1983, che invita a risarcire chi ha subito gravi lesioni corporali o il decesso.

Rampelli ha espresso forti concetti di destra quando in aula ha affermato che «sono fioriti gli interventi normativi e gli istituti giuridici volti a spostare il baricentro del diritto penale dal reo al fatto, a introdurre sempre maggiori benefici penitenziari, ridurre le pene, aumentare le garanzie nel processo penale». Il capogruppo di Fdi non ha criticato questi indirizzi, per i quali si è spesa l’intellighentia, ma ha fatto notare che andrebbero equilibrati  con risorse materiali e intellettuali per migliorare le condizioni delle vittime di reato.

Dopo tanto parlare su Caino e sulle migliori garanzie e condizioni da offrire al reo, finalmente grazie alla mozione oggi all’attenzione della Camera dei Deputati qualcosa si muove a favore di Abele.

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