Settant’anni fa l’assassinio di Gentile: La Russa lo ricorda in aula ma il grillino lo blocca…

15 Apr 2014 21:15 - di Guido Liberati

Setttant’anni fa, il 15 aprile 1944, Giovanni Gentile veniva assassinato alle porte di Firenze dai partigiani comunisti. Un delitto ricordato oggi da pochissimi organi d’informazione, passato pressoché sotto silenzio. Un anniversario che, nell’aula di Montecitorio, ha ricordato invece il presidente di Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa, subendo però una vera e propria censura da parte del presidente di turno, il grillino Luigi Di Maio, che gli ha tolto bruscamente la parola. A certificare la rozzezza dell’esponente M5S, c’è lo stenografico della Camera dei deputati. Un resoconto illuminante sulla concezione della democrazia degli esponenti grillini e che non necessita di ultleriori commenti.

Esordisce La Russa:  «Signor Presidente, la ringrazio di avermi dato la parola, avrei potuto tentare di prenderla, magari, riferendomi all’ordine del lavori o con un’altra motivazione, ma per evitare ogni accusa, eventuale, di provocazione ho aspettato pazientemente che finisse la seduta, che parlassero i colleghi che si sono iscritti prima di me, per poter sommessamente ricordare a quest’Aula, o attraverso quest’Aula a chi vorrà ricordarlo, un evento che questa Italia sta lasciando senza alcuna sottolineatura. Certo non è un evento accaduto ieri, è accaduto settant’anni fa. Il 15 di aprile di settant’anni fa, un uomo, un uomo anziano tornava a casa senza scorta, era nella Firenze occupata dai nazisti, arrivato davanti al cancello di casa sua scese, venne visto e affrontato da cinque uomini – uno si chiamava Fanciullacci, morirà suicida l’anno dopo in carcere, ma in carcere per altri motivi – e alla domanda: «sei tu Giovanni Gentile ?», e alla sua risposta: «Sì», venne barbaramente assassinato. Non era un fascista qualsiasi o un uomo qualsiasi, era uno degli uomini di cultura che tutta l’Europa, anche oggi, ci invidia. Certo, si era schierato con il fascismo, certo, aveva persino inneggiato all’olio di ricino, ed è uno dei motivi per cui forse gliela fecero pagare. Ma poi…» A quel punto, Di Maio sbotta: «Deputato La Russa, concluda». La Russa: «Non credo che ci sia un tempo prefissato». Di Maio: «Ci sono due minuti per gli interventi di fine seduta». La Russa: «Per questo, dopo settant’anni chiedo a lei di darmene cinque in più. Se non vuole, mi tolga la parola». Di Maio: «Non ha cinque minuti in più, ha già sforato di venti secondi». La Russa: «Per questo si dedicò, poi, però alla cultura e, per accelerare, capisco la sua impazienza, voglio usare le parole de L’Osservatore Romano di oggi, uno dei pochi a ricordarlo: la sua riforma della scuola sintetizzava quanto di meglio la cultura antifascista – anche da parte di quella che era antifascista – aveva elaborato negli ultimi vent’anni, poi l’Enciclopedia Italiana era stata una realizzazione prodigiosa. Certo, Giovanni Gentile contraddiceva….» Di Maio: «Collega, la ringrazio, le ho dato un minuto in più». La Russa: «Ho finito, ho finito. Aspetti…». A quel punto il presidente Di Maio passa la parola a un deputato Pd. A La Russa non resta che una replica, consegnata agli atti parlamentari: «Presidente, la sua modestia è pari alla sua ignoranza. La sua modestia è pari alla sua ignoranza…».  

 

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