Quattro pensioni e un tetto. Come si organizzano i nonni in tempi di crisi per evitare l’ospizio

15 Apr 2014 11:54 - di Redazione

Potrebbe essere l’alternativa alle case di riposo dove gli anziani si spengono lentamente: condividere la vecchiaia tra coetanei, mettere in comune il tempo e i ricordi, avere cura dell’altro in quanto “prossimo” alla stessa esperienza di vita. Insomma una casa per anziani autogestita. Un esperimento che sta funzionando a Roma, nel quartiere africano, dove si prova che effetto fa la condivisione di una casa tra anziani. Per combattere la crisi ma anche la solitudine si dividono le bollette e la spesa. A via Pratomagno il coinquilino più anziano, Michele, ha 98 anni. Ma c’è anche Clinio, che ha vissuto per anni in strada e poi si è fermato; Francesco, ex macchinista tipografico soprannominato ‘il ministro degli Esteri’ o ‘delle minestre’ per via delle sue abilità culinarie. Poi ci sono Luigia, Oliviero e Angela. All’ingresso della casa si apre lo spazio comune: sulla destra c’è una cucina (alle 19 c’è già qualcosa che bolle in pentola), sulla sinistra una sala dominata dalla tv e dalle poltrone che dà su una terrazza. “Sono arrivato qui circa tre anni fa, prima stavo in un ‘ricovero’ – racconta Michele -. Sono stato lì 10 anni, poi ho saputo che qui c’era posto e sono venuto. Mi trovo bene, perchè lì eravamo 32 persone e qui 6. Ci facciamo compagnia. Andiamo d’accordo, mangiamo insieme, abbiamo le nostre camerette. Siamo tutti amici”. Nelle stanze, quattro in tutto per gli anziani, ognuno conserva con cura un po’ del suo passato: foto, quadri e ricordi mostrati con orgoglio. Come delle pipe intagliate nel legno da Francesco, uno della casa: “Sono arrivato il 18 dicembre del 2010 e sono il primo – racconta fiero – La giornata tipo? I primi si svegliano alle 7.30, qualcuno alle 9.30. Poi iniziamo a cucinare, in genere lo faccio io per tutti, per i belli e i brutti – scherza – Perché quando cucino io si mangia un po’ meglio. La mia specialità è la zuppa di fagioli. Dopo pranzo qualcuno esce, altrimenti stiamo qua”. L’esperienza è replicabile ogni volta che due anziani mettono insieme le loro risorse, una casa, una pensione. In un momento in cui il welfare è in crisi, le pensioni sono limitate e il problema della casa esiste la possibilità di fare delle convivenze è una rivoluzione anche culturale, una possibilità concreta di far fronte in modo sereno al momento della vecchiaia.

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