Nuovo processo per il rogo della Thyssen: ora si attendono le motivazioni della Cassazione

25 Apr 2014 11:40 - di Redazione

Ci sarà un nuovo processo per la tragedia della Thyssenkrupp. La Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d’Appello di Torino: è necessario – hanno detto i supremi giudici – rimodulare le condanne per omicidio colposo e omissione volontaria di cautele contro gli incidenti inflitte ai sei dirigenti della multinazionale tedesca dell’acciaio. Probabilmente al ribasso, ma non si escludono altre possibilità. Gli stessi avvocati difensori, che pure avrebbero dei motivi per dirsi soddisfatti, in attesa delle motivazioni non si sbilanciano a commentare un dispositivo che ritengono “criptico”. I parenti dei sette operai morti nel devastante incendio scoppiato nel dicembre del 2007 si erano raccolti in presidio a Roma con gli striscioni e le foto dei loro cari: avevano sperato in un esito diverso e, nella notte, hanno fatto sentire le loro proteste «perché gli assassini non sono stati condannati». «Siamo delusi perché dopo sei anni e mezzo non è stata ancora scritta la parola fine», ha dichiarato Antonio Boccuzzi, l’unico lavoratore sopravvissuto al rogo, oggi deputato del Pd. Quanto agli imputati italiani (per i due tedeschi la procedura è più complessa) in caso di esito sfavorevole erano già addirittura pronti a costituirsi, come aveva spiegato uno dei loro avvocati, Cesare Zaccone, a margine dell’udienza. La difesa aveva messo all’indice la durezza del verdetto di secondo grado (la pena più alta era per l’ex amministratore delegato Harald Espenhahn, dieci anni di carcere, mentre le altre spaziavano dai sette ai nove anni). «Sembra il risveglio da un incubo. Ho tirato un sospiro di sollievo»: Marco Pucci, amministratore delegato dell’Ast di Terni, ha commentato così la sentenza del processo in cui figura tra gli imputati. Ha detto di avere atteso a casa la sentenza, seguendo in tv la partita della Juventus. Per Pucci la sentenza della Cassazione «è un segnale importante, un primo passo. Bisogna ora vedere – ha aggiunto l’amministratore delegato dell’Ast – con quali accuse siamo stati riportati a un nuovo processo». Pucci ha detto di essere «contento, anche se speravo di uscire da questo processo già ora, visto che la mia posizione è stata inserita in maniera forzata». L’amministratore delegato dell’Ast si è infatti sempre proclamato estraneo ad ogni addebito.

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