Napolitano: «No a decisioni sommarie sui tagli alla Difesa». Poi sui marò: «Onore ai nostri due soldati»

25 Apr 2014 13:36 - di Redazione

«La Resistenza fu un moto civile, ma soprattutto fu un popolo in armi», ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante la commemorazione istituzionale del 25 aprile, quasi a perorare la causa, attualissima, delle spese per la Difesa che il governo Renzi ha deciso di ridimensionare e tagliare: così che, dagli F35 alle pensioni di guerra, tutto è finito un po’ nel mirino economico del premier. E ora il capo dello Stato ha tenuto a ribadire che, sì, «le Forze Armate vanno razionalizzate e riformate per soddisfare esigenze di rigore», ma ha anche ricordato che, sul capitolo degli investimenti per la Difesa, non bisogna «indulgere a decisioni sommarie che possono riflettere incomprensioni di fondo e alimentare vecchie e nuove pulsioni antimilitariste». Un incisivo invito ad un impegno di rinnovamento e razionalizzazione delle nostre strutture e dei nostri mezzi, «come si è iniziato a fare – ha spiegato Napolitano – con la legge in corso di attuazione, e sollecitando il massimo avanzamento dei processi di integrazione al livello europeo». Soddisfacendo contemporaneamente – ha ulteriormente argomentato il presidente della Repubblica – esigenze di risparmio e di «crescente produttività nella spesa della Difesa», senza cadere nella trappola, che l’inquilino del Quirinale ha definito di una ormai «anacronistica diffidenza verso lo strumento militare». Di più: ha anche aggiunto che di «certo non possiamo sottovalutare la necessità di essere in grado di dare un concreto apporto, dove sia necessario – come già lo è stato in diversi teatri di crisi – sul piano militare», ricordando come «nessuna delle missioni europee e internazionali che sono risultate efficaci – dal Kosovo al Libano – per produrre effetti di stabilizzazione e di salvaguardia della pace, sarebbe stata possibile senza il supporto delle Forze Armate dei nostri Paesi».
Il presidente della Repubblica ha detto «una cosa importante» – ha immediatamente commentato la titolare del dicastero di via XX settembre, Roberta Pinotti, conversando con i giornalisti al Quirinale l’intervento del capo dello Stato – «e cioè che bisogna immaginare per la Difesa una spesa produttiva, e non che si tagli qualsiasi cosa a prescindere». «Ma il presidente si riferiva agli F-35 quando parlava di decisioni sommarie?», hanno chiesto i cronisti al ministro. «Il riferimento del presidente era a chi fa demagogia e a chi dice che tutte le spese sulla Difesa non servono a niente, quando invece servono Forze Armate efficienti».
E, parlando di forze armate, il pensiero del presidente Napolitano non poteva non andare ai due fucilieri di Marina, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, «lontani dalle loro famiglie», a cui il capo dello Stato ha tributato nel corso del suo intervento un doveroso tributo al sacrificio che i due militari stanno vivendo ormai da due anni. «Fanno onore all’Italia i nostri due marò ingiustamente trattenuti, troppo a lungo lontani dalla Patria», ha dichiarato il presidente della Repubblica, a ventiquattro ore dall’adozione di una nuova strategia che prevede una procedura internazionale che, ci si augura, risolva il caso avviluppato nelle maglie della giustizia indiana.

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