Malore per Bud Spencer, ma il Campione non si ferma

12 Apr 2014 19:23 - di Redazione

Stava partendo per la Germania, il paese che lo ha incoronato come l’attore italiano più amato, quando ha avuto un malore. Ma ora Bud Spencer, al secolo Carlo Pedersoli, storica icona degli spaghetti-western, sta meglio. «Mio padre sta bene, sta recuperando. Era in partenza per la Germania quando da un check up è venuta fuori una forte anemia che lo ha costretto al ricovero», racconta, tranquillizzando tutti, il figlio, il produttore Giuseppe Pedersoli. Ottantacinque anni, il compagno di avventure di Terence Hill, è ricoverato in ospedale, al Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma, ma è in buone condizioni. «Tutto tranquillo», ribadisce il figlio.
Attore fuori dagli schemi, mai politicamente corretto e ben lontano dalle meschine furberie ideologiche di molti suoi colleghi che, per convenienza, hanno spesso scelto comode posizioni di sinistra pur di rimediare qualche particina e lavorare in un ambiente politicamente caratterizzato, Carlo Pedersoli c’è arrivato per caso e parecchio in ritardo alla recitazione.
Napoletano di nascita, romano d’adozione, globetrotter prima per necessità seguendo il padre e la famiglia che si sono spostati in Sudamerica, e poi per passione, è stato prima di tutto un grande nuotatore con un palmares di vittorie ricchissimo e prestigioso.
Più volte campione italiano in stile libero e staffetta, un fisico massiccio e scolpito che si imponeva, dall’alto del suo metro e 95, in piscina ma non solo – amante dello sport si è cimentato anche nel rugby come seconda linea – Carlo Pedersoli è entrato nella storia del nuoto per essere stato il primo italiano a infrangere la barriera del minuto netto sui cento metri.
Entrato in nazionale di nuoto e poi convocato per gli Europei dove ha portato a casa ottimi piazzamenti, ha partecipato ai Giochi del Mediterraneo vincendo le sue due medaglie internazionali, quindi alle Olimpiadi del 1952 ad Helsinki e a quelle del 1956 a Melbourne dove si è piazzato, in entrambi i casi, in semifinale, non ha disegnato i Giochi del Mediterraneo di Barcellona dove, partecipando come pallanuotista, con il ruolo di centroboa, nelle fila della nazionale italiana ha vinto la medaglia d’oro.
Inarrestabile sportivo, studente modello, dotato di una carica umana notevolissima, a un certo punto, prima di diventare l’iconico Bud Spencer, Carlo Pedersoli sentì la necessità, impellente, di “staccare”. E lo fece a modo suo, controcorrente e passionale com’era. Disse solo, a chi gli chiedeva perché, che era «stanco della vita dei Parioli», il quartiere chic di Roma nord. Lasciò quello che aveva costruito, quel record leggendario sui 100 metri, le tante e tante vittorie, i compagni di squadra e, con un gesto d’altri tempi, partì. Destinazione: Sud America, lì dove il padre aveva portato la famiglia tanti anni prima, un orizzonte al quale Carlo Pedersoli era rimasto legatissimo.
La vita che si ricostruì lì aveva lo stesso sapore dello strappo. Lavorò per una impresa americana che stava costruendo la Panamericana fra il Venezuela e la Colombia. Nove mesi di duro lavoro gli restituirono ciò che lui era andato cercando lì con quello strappo improvviso: «ritrovai me stesso, nei limiti e nelle potenzialità», dirà poi. E in questa frase c’è tutto il personaggio. Mai appagato, sempre esigente per se stesso e alla ricerca del proprio limite per poterlo superare. Tant’è che non si ferma. Continua a nuotare, stavolta con la nazionale venezuelana. Quando torna a Roma è pronto a voltare pagina. Partecipa ancora alle Olimpiadi, quelle nella Capitale, nel 1960. Ma il destino gli sta per riservare un’altra chance.
Poliedrico, così come è stato nella prima parte della sua vita sportiva, inizia a scrivere i testi delle canzoni per personaggi come Ornella Vanoni e Nico Fidenco, firmando anche un contratto con l’etichetta Rca. Per un po’ produce documentari per la Rai. Fino a quando gli arriva la proposta che solleverà il sipario sul Bud Spencer attore e interprete di quel genere nostrano e irresistibile che sono gli spaghetti-western. Il film si chiama “Dio perdona…Io no!». E sul set conosce Mario Girotti, quello che sarà il suo inossidabile compagno di avventure con il nome di Terence Hill.
Il resto è storia. Le decine  decine di pellicole che aprono alla coppia Bud Spencer e Terence Hill. Una carriera che lo consacra agli occhi del pubblico, suggellata dal David di Donatello che riceve nel 2007. La Germania lo incoronerà l’attore italiano più popolare. La prestigiosa rivista Time nel 1999 lo mette al primo posto, seguito da Terence Hill nella classifica degli «attori italiani più famosi del mondo». Uno qualunque, a questo punto, si fermerebbe. Lui no. Assecondando la sua grande passione per il volo, dopo aver preso la licenza di pilota per elicottero ed aereo, si inventa imprenditore e fonda la Mistral Air, la compagnia aerea oggi di proprietà di Poste italiane. A uno così, oggi, si può dire una sola cosa: vai campione, non ti fermare, l’Italia fa il tifo per te.

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