La ridotta dell’imprenditore veneto: non riconosco lo Stato italiano e quindi dal 2008 non gli pago le tasse

11 Apr 2014 18:56 - di Redazione

Non riconosce lo Stato italiano. E, quindi, non lo paga. E’ un’equazione tanto semplice quanto disarmante quella di Maurizio Mescalchin, 53 anni, imprenditore edile. La sua casa-impresa è una sorta di fortino arroccato a difesa contro il fisco vorace e contro le pretese di uno Stato che lui ritiene totalmente ingiuste oltreché illegittime. Qui, nella sua casa di Galta di Vigonovo, nel Veneziano, lo Stato italiano non passa, anzi. Viene respinto dal 2008, dall’anno in cui Mescalchin ha deciso che non verserà più un centesimo allo Stato italiano.
Lui le tasse non le paga allo Stato perché, dice, di non riconoscerlo in quanto veneto. A fugare possibili dubbi sulla sua appartenenza sfegata al “venetismo” basta guardare la bandiera con il Leone di San Marco che garrisce nella proprietà del piccolo imprenditore edile il quale, a scanso di equivoci, ha piantato anche un cartello con su scritto “territorio dello Stato Veneto. E’ vietato l’accesso ai non autorizzati”.
E i “non autorizzati” hanno finito per essere soprattutto gli esattori del Fisco e, perfino, le Fiamme Gialle.
Finora non l’hanno intimorito le cartelle esattoriali arrivate da Agenzia delle Entrate, Inail, Inps, Equitalia, nè l’intervento della guardia di Finanza. Tantomeno lo ha fatto desistere il pignoramento al suo furgoncino che Mescalchin continua tranquillamente ad usare per lavorare.
Anzi, Mescalchin rincara. E dice di vantare dalla cosiddetta “società Italia” un credito di 529 milioni di euro.
«Ho visto troppe persone, troppi imprenditori morire per colpa dello Stato – spiega Mescalchin motivando così la sua resistenza allo Stato centrale – Io prima di morire voglio i miei soldi».
Ligio col fisco fino al 2007, Mescalchin ha deciso che dall’anno successivo non avrebbe più fatto la dichiarazione dei redditi. E così è stato, imperturbabile ha mantenuto la parola.
Lo dimostra la mole di posta, con relative cartelle esattoriali, che gli arriva dai vari enti.
La sua replica è stata quella di rispondere sottolineando che non riconosce la società della Repubblica italiana. E, di conseguenza, non paga. Il botta e risposta cartaceo che si è instaurato con il nemico Stato italiano non lo preoccupa. E’ come fosse una faccenda che non lo riguarda. Così il ribelle veneto prosegue con la sua attività edile, rilasciando regolari fatture applicando l’Iva al 22 per cento.

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