Gli esami del Dna confermano lo scambio di embrioni: individuati i veri genitori

17 Apr 2014 12:49 - di Redazione

Il dramma dello scambio degli embrioni all’ospedale “Sandro Pertini” acquisisce di ora in ora nuove certezze. Rivela nuovi dettagli. Ricostruisce i fatti con sconcertanti rivelazioni dell’ultim’ora. E mentre le indagini della Procura di Roma, che sul caso ha aperto un fascicolo – il procedimento, al momento senza ipotesi di reato e indagati, è stato affidato dal procuratore aggiunto Leonardo Frisani al sostituto Claudia Alberti – gli esami del Dna confermano lo scambio di embrioni avvenuto nel reparto di infertilità e fisiopatologia della riproduzione del nosocomio romano, per cui una donna sta portando avanti una gravidanza con due gemelli biologicamente non suoi. Di più: al dramma di questa certezza si aggiunge la consapevolezza che le coppie coinvolte sono solo due (malgrado fossero quattro coppie quel maledetto giorno a sottoporsi all’intervento di impianto). «I risultati delle analisi effettuate, unitamente ai riscontri procedurali delle operazioni svolte durante la seduta di trasferimento degli embrioni – ha dichiarato il direttore generale dell’Asl Roma B, Vitaliano De Salazar – escludono il coinvolgimento delle altre coppie che sono state prontamente informate».

Dunque ora, nell’intricato lavoro di ricostruzione delle vicende e di accertamenti scientifici, il test genetico e della saliva ha permesso di individuare la coppia dei veri genitori biologici e di stabilire almeno un primo punto fermo, in una vicenda a dir poco tragicamente confusa. Un fatto grave, denunciato da una delle coppie coinvolte, che il 4 dicembre scorso decisero di sottoporsi all’impianto, e per cui il transfert non diede esito positivo.

Da una parte, dunque, oggi si ritrova una coppia di aspiranti genitori decisa a portare avanti una gestazione già ricca di problematiche, polemiche e incertezze, che a seguito di un esame specifico (la villocentesi) ha appreso che gli embrioni impiantati nell’utero della donna non hanno lo stesso codice genetico dei possibili genitori. Dall’altra, una delle coppie sottoposte a fecondazione medicalmente assistita, che quel 4 dicembre scorso non ha ottenuto un esito positivo a seguito della tecnica di impianto degli embrioni, e che oggi rivendica quei possibili figli. Possibilità definitivamente naufragata dai test scientifici: i genitori biologici dei gemelli non sono, infatti, la coppia che ha sporto denuncia, ma quelli individuati dagli esami di oggi e avvertiti dalle autorita’ sanitarie. Tutti comunque vittime di una guerra fratricida che ha già palesato le sue vittime.

Di chi sono questi gemellini tanto desiderati e contesi? Chi avrà il diritto di dichararne la genitorialità? La madre biologica, o quella che, estranea al concepimento, sta portando avanti la vita intrauterina dei due embrioni, che hanno però un patrimonio genetico che differisce dal suo? Al tribunale l’ardua sentenza. Nel frattempo, nella denuncia presentata, l’avvocato Pietro Nicotera, che rappresenta la coppia romana che ha denunciato lo scambio, fa riferimento a possibili violazioni della legge 40 del 2004 che, però, prevede solo sanzioni di tipo amministrativo e non penali.

In attesa che le indagini facciano il loro corso, dall’ospedale romano fanno sapere  che, «di concerto con la Commissione interistituzionale, il nosocomio ha provveduto alla nomina di un nuovo responsabile della struttura della Procreazione Medicalmente Assistita», e che, ad oggi, al Pertini di Roma sono state sospese le prime visite per le fecondazioni riguardo a nuove richieste. Congelando il sogno della genitorialità che, per due coppie, in queste ore, sta rivelando inimagginabili risvolti da incubo.

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