Educazione sentimentale a scuola. Sel copia una vecchia proposta del centrodestra (e lancia l’idea della censura di genere…)

12 Apr 2014 12:53 - di Redattore 54

Dall’educazione sessuale all’educazione sentimentale. La scuola è chiamata ad aggiornarsi. A cercare di tamponare, arginare, frenare l’ondata minimalista che banalizza i rapporti tra i sessi e che porta con sé mancanza di rispetto, antifemminismo, mortificazione delle emozioni fino a far considerare l’altro da sé, il partner, come un oggetto da usare o di cui abusare. La scuola deve tornare a una funzione educativa alta.

Adesso è addirittura una deputata di Sel, Celeste Costantino, ad auspicare tramite una proposta di legge che l’educazione sentimentale diventi materia di studio a scuola perché, al fine di contrastare la violenza contro le donne, bisogna intervenire là dove le relazioni si formano, e dunque anche tra banchi e lavagne. ”Il femminicidio – ha puntualizzato Elettra Deiana (Sel) – è diventato solo un argomento politico o elettorale. Serve invece una rivoluzione culturale, bisogna rimettere al centro l’educazione sentimentale e offrire una nuova chiave di lettura dei rapporti”.

Il paradosso è che le esponenti di Sel non si sono inventate nulla. Anzi hanno “copiato” un’iniziativa portata avanti dal Pdl nel 2010 che – prima firmataria Giulia Cosenza – chiedeva di inserire nei programmi scolastici una nuova disciplina didattica per gli studenti, denominata educazione emotivo-sentimentale al fine di “valorizzare un rapporto umano rispettoso tra i sessi”. All’epoca l’iniziativa del centrodestra suscitò facili ironie e in tanto alzarono il sopracciglio censorio. Non si aprì nessun dibattito. Non ci fu il serio dibattito che l’argomento avrebbe meritato.

Adesso che arrivano buone ultime le signore di Sel magari la faccenda prenderà un’altra piega. Da notare tra l’altro che nella proposta di Sel c’è un comma assai discutibile: l’adozione di libri di testo ”corredati dall’auto-dichiarazione delle case editrici che attestino il rispetto delle indicazioni contenute nel codice di autoregolamentazione polite (pari opportunità nei libri di testo) redatto con il contributo della Commissione europea e del governo italiano”. Un artificio dialettico che va a colpire uno dei valori fondanti dell’istruzione, e cioè il pluralismo. Un libro di testo deve essere ben fatto, autorevole, stimolante. Come si può invocare la “censura” preventiva in nome di un principio astratto come quello delle pari opportunità? E, tramite questo filtro dogmatico, quali autori, quali filosofi, quali letterati verranno oscurati?

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