Droga libera, verso il voto di fiducia. Il pasticciaccio brutto del governo: lo spaccio sarà depenalizzato

29 Apr 2014 11:59 - di Gloria Sabatini

Altro che rottamatore. Matteo Renzi passerà alla storia come il premier del voto di fiducia. Anche sulla droga (come per le missioni, le Province, il SalvaRoma e il Jobs Act) il governo ha deciso di blindare il dibattito parlamentare: prendere o lasciare. Renzi #cambiaverso solo al Parlamento: lo commissaria» riassume su Twitter Giorgia Meloni. Sul terreno minato delle tossicodipendenze Palazzo Chigi ha scelto la scorciatoia della droga libera per mettere una pezza peggiore del buco alla sentenza della Corte di Cassazione che manda in pensione la Fini-Giovanardi. Invece di procedere ad aggiustamenti tecnici, visto che le obiezioni della Corte riguardano aspetti procedurali di incompatibilità di materia e non di merito, si è stravolta la legge. Dietro l’alibi della “manutenzione generale” della giungla di norme dal cilindro di Palazzo Chigi è uscito dunque il decreto Renzi-Lorenzin-Orlando che cambia totalmente la filosofia d’intervento all’insegna di una sostanziale depenalizzazione dello spaccio (poi rientrata in parte) e del recupero dell’antica distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti, tanto cara ai progressisti contro ogni evidenza scientifica. Sotto il pressing ideologico della sinistra, è naufragato il tentativo del ministro della Salute Beatrice Lorenzin (che ha presentato alla stampa il provvedimento) di ripristinare le tabelle sulle sostanze stupefacenti previste dalla Fini-Giovanardi che censivano anche le nuove droghe sintetiche classificate negli ultimi anni, che costituiscono la vera piaga giovanile di questo dramma. Il braccio di ferro della ministra alfaniana con il collega della Giustizia Orlando, in un Consiglio dei ministri infuocato, ha prodotto il pasticciaccio brutto del provvedimento che nelle prossime ore sarà oggetto del voto di fiducia. Il testo, infatti, giungerà al Senato con molte novità rispetto al “dl Lorenzin’”. Oltre ad esser reintrodotte e rimodellate le distinzioni tra droghe leggere e pesanti, con il ricollocamento della marijuana nel primo gruppo, spicca la riduzione di pena per il piccolo spaccio che esclude di fatto la reclusione in carcere. Sarà il giudice a considerare l’eventuale superamento dei “livelli soglia” fissati dal ministero della Salute nonché le modalità di presentazione delle sostanze stupefacenti, il peso lordo complessivo, l’eventuale confezionamento frazionato. Restano infine le sanzioni amministrative per chi fa uso “personale” di droghe ma senza automatismi (avranno una durata variabile a seconda che si tratti di droghe pesanti – da 2 mesi a 1 anno – o leggere – da 1 a 3 mesi). Di questo passo importare, comprare, detenere droga non costituirà più reato: basterà dichiarare che è ad uso personale. Nessuno può escludere che chi verrà sorpreso con chili di cocaina potrà affermare che sia per proprio uso personale ed essere dichiarato non punibile. Infine il coordinamento della materia viene sfilato al Dipartimento antidroga della Presidenza del Consiglio (secondo punto fermo della Fini-Giovanardi) e trasferito all’Istituto superiore di Sanità, primo passo per un sicuro smantellamento.

 

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