Definì Emilio Fede uno “squadrista”. Nanni Moretti condannato per diffamazione

16 Apr 2014 17:05 - di Redazione

Nanni Moretti è stato condannato a risarcire con 7.276 euro Emilio Fede per averlo diffamato. L’ex direttore del Tg4 ha raccontato al sito di Oggi di aver appena ricevuto l’assegno. La vicenda risale al febbraio 2002, quando, il regista romano nel corso di una manifestazione dell’Ulivo, aveva detto: «Emilio Fede non è un personaggio comico, nemmeno drammatico. È un personaggio violento. Come c’erano gli squadristi negli anni Cinquanta. Come c’erano gli squadristi che negli anni ’50-’60 picchiavano letteralmente in testa. Così lui metaforicamente picchia in testa alle persone che guardano la Tv». Fede annunciò immediata querela per diffamazione facendo sapere che intendeva chiedere «per il danno morale subito» un risarcimento «da destinarsi alla ristrutturazione dei circoli dell’ex PCI nelle zone più disagiate del Paese, dal punto di vista del risultato elettorale». A distanza di 12 anni, così come ricostruito dal settimanale, i giudici hanno riconosciuto all’ex direttore del Tg4 un indennizzo di 7.276 euro (pari a circa 14 milioni di lire). Cosa ne farà l’ex direttore? Terrà fede alla promessa? «Volentieri – ha detto – ma nel frattempo il Pci si è disciolto, come faccio?». Poi ha aggiunto: «Possiamo poi scalare dalla cifra i 1.500 euro che sono stato condannato a pagare a Nichi Vendola per averlo offeso alla Zanzara?». I comizi della sinistra sono una calamita di condanne per diffamazione: due anni fa toccò a Sabina Guzzanti dover risarcire con 40mila euro l’ex ministro Mara Carfagna, dopo le offese pronunciate in un comizio del 2008 a piazza Farnese, a Roma, in una delle numerose manifestazioni contro Berlusconi organizzate dalla sinistra. L’intervento della Guzzanti iniziò con il “riadattamento” di uno stornello romano: «Osteria delle ministre»…. Poi, la comica continuò facendo allusioni sempre più dirette tra la presunta liaison tra la Carfagna e Silvio Berlusconi che all’epoca era presidente del Consiglio. Non servì a niente alla Guzzanti appellarsi al diritto di satira.

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