«Cacciato perché italiano»: il tam-tam del web mette in ginocchio la sinistra e la Boldrini

1 Apr 2014 20:30 - di Francesco Signoretta

Storie diverse, messe una di fronte all’altra. Storie che smascherano ipocrisie politiche e un ideologismo perverso. Il web non perdona e riesce a stangare, a polverizzare il falso buonismo della sinistra, un buonismo che finisce per condizionare in peggio la vita di chi tira avanti tra mille sacrifici. Così accade che la migliore risposta alle dichiarazioni di Laura Boldrini su turisti e immigrati venga data da Facebook.  Ed è una risposta efficace: viene infatti riproposta, con un tam-tam incessante, la vicenda di Fausto, finito per strada «perché italiano». E a questa vengono affiancate tutte le iniziative dei Comuni che mettono mano al portafogli per gli extracomunitari arrivando a ristrutturare scuole dismesse e abitazioni per dar loro un alloggio, in nome dell’integrazione. Ecco dunque che il parallelo con Fausto mette in moto la protesta: non è un immigrato e nel centro di accoglienza non ci può stare, così i responsabili lo hanno cacciato via (loro sostengono che si è allontanato volontariamente). Ma Fausto, un disoccupato di Lomagna di 63 anni, non sa dove andare e non ha nulla da mettere sotto i denti. Così il suo peso è sceso di venti chilogrammi (adesso ne pesa meno di cinquanta) e continua a dimagrire. Le sue giornate le passa su una panchina del centro commerciale Auchan di Merate, ma la notte non si può. E i servizi sociali fanno orecchie da mercante, perché risulta senza residenza. Vive di qualche spicciolo, ma vorrebbe un lavoro che nessuno gli offre. Dove non c’è il pubblico , per fortuna, può arrivare qualche volenteroso. Un conoscente lo ospita per qualche notte, ma così non può andare avanti: è una situazione troppo precaria, presto si ritroverà di nuovo in mezzo a una strada. Al centro di accoglienza la situazione era difficile, perché di giorno doveva comunque sloggiare, ma almeno la notte aveva un tetto sopra la testa. Così rimpiange di non essere un immigrato, per quelli – argomenta – «una soluzione si trova sempre e anche a me qualche sostegno sarebbe stato garantito». Gli italiani, invece, devono vivere per forza da barboni. A Fausto nemmeno questo viene garantito. Qualche mese fa è stato sfrattato dall’atrio d’ingresso dell’ospedale San Leopoldo Mandic, ma da lì era passato al centro per immigrati di Lecco adesso, invece, sta in mezzo a una strada e  c’è il pericolo che anche il fisico ceda. «Non ce l’ho con gli extracomunitari– afferma – ma con i nostri politici che si dimenticano di noi cittadini». In Brianza, infatti, non esistono luoghi da destinare a persone come lui, a italiani che hanno perso il lavoro e pagato a caro prezzo gli errori del passato. «È così – fa rilevare –  inutile illudersi oltre o rammaricarsi di scelte che non posso cambiare, meglio non guardare al futuro, perché è già troppo penoso e umiliante il presente. Ma è davvero incredibile che mentre agli immigrati si fa di tutto per garantire addirittura un fisso mensile e per i rom si approntano campi attrezzati, per lui non c’è soluzione alcuna. Dovrebbe vivere d’aria ed essere invisibile. E invisibili si sentono gli italiani in difficoltà, per scelte che – fatte da una certa sinistra “buonista” – finiscono per alimentare la tensione.

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