Altro che svolta epocale, il Paese è “surgelato”: la smettano di giocare con i bisogni della gente

3 Apr 2014 19:11 - di Giovanni Centrella

Dopo i dati sulle pensioni e sulla disoccupazione che il premier ha definito “sconvolgenti”, difficile credere che qualcuno possa stupirsene, quelli sui consumi. Un’altra “non notizia” emersa dai dati Confcommercio e Istat è che la crisi li ha gelati, dal 2007 sono andati persi oltre 80 miliardi di euro. Per tornare ai livelli precedenti serviranno 33 anni nel solo mercato dei beni durevoli. Crollato anche il prezzo delle case. Andiamo per ordine. Confcommercio, pur confermando l’avvio da alcuni mesi di una fase di stabilizzazione, sostiene che, in assenza di miglioramenti sul versante occupazionale e del reddito disponibile, la stabilizzazione non riesce ancora a tradursi in una ripresa tale da far ripartire l’economia. Stanno tutti aspettando gli 84 euro promessi da Renzi in busta paga prima di darsi alle spese pazze? Tutti no, perché i pensionati (di cui 4 su 10, ossia il 42,6% del totale, poco più di 7 milioni, percepiscono meno di 1.000 euro al mese) più altre categorie svantaggiate sono state escluse dal taglio dell’Irpef, che erogato mensilmente non produrrà lo shock positivo atteso. Anche il dato Istat sulle costruzioni ci racconta cose interessanti ma non sorprendenti: il crollo dei prezzi delle case, diminuiti in media del 5,6% nel 2013, è attribuibile alla riduzione dei prezzi delle abitazioni nuove e di quelle esistenti. Di certo le tasse, prima tolte indiscriminatamente e poi reintrodotte, peggiorandole, non avranno aiutato il mercato. Sono assolutamente convinto che regalando a piene mani altra flessibilità nei contratti di lavoro alle imprese operanti in questi settori, Commercio e Costruzioni, non nascerà nuova occupazione e di conseguenza il loro mercato non potrà rianimarsi, neanche con una minima iniezione di liquidità. C’è anzi il sospetto che le cose possano ulteriormente peggiorare, qualora “ritocchi” alle pensioni dovessero portare ad un ulteriore impoverimento di garanzie e assegni, e qualora si dovesse dare seguito ad una scriteriata staffetta generazionale nella Pubblica amministrazione, che come avvertito dalla Ragioneria Generale dello Stato potrebbe essere priva delle risorse necessarie a realizzarla. A quel punto, da chi prenderanno quelle risorse? Bisognerebbe smettere di giocare con la gente e con le riforme.

*Segretario generale Ugl

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