«Voleva chiamarsi Giovanni XXIV». Un anno fa quel “buonasera” dal balcone di piazza San Pietro

13 Mar 2014 17:52 - di Redattore 92

«Papa Francesco e Papa Giovanni si somigliano molto. Jorge Mario Bergoglio aveva pensato al nome di Giovanni, voleva essere il successore di Giovanni XXIII. Ma aveva pensato anche a Francesco. Poi monsignor Bergoglio ha parlato con il cardinale brasiliano Hummes, che gli ha suggerito di adottare un nome che parlasse ai poveri, che parlasse di povertà. Cosi Bergoglio ha scelto Francesco. Ma Papa Giovanni era nei suoi pensieri». A rivelare il dettaglio inedito su Papa Francesco, il neocardinale Loris Capovilla, già segretario di Papa Giovanni XXIII, in un’intervista a L’Eco di Bergamo nel primo anniversario della elezione di Bergoglio. «Oggi il Papa non fa niente di speciale e di diverso dagli altri giorni. Prega». Così il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, a una domanda dei giornalisti su come papa Francesco festeggerà oggi, nella Casa dei Paolini ad Ariccia (Roma) dove segue gli esercizi spirituali con i cardinali e i vescovi di Curia, il primo anniversario della sua elezione. Il rientro in Vaticano del Pontefice, in pullman come all’andata, è previsto per domani mattina. Nel primo anniversario della sua elezione, Papa Francesco ha lanciato un tweet: «Pregate per me». Sull’account @Pontifex in nove lingue sono circa 12 milioni 369 mila i follower del Papa. Per l’anniversario stanno arrivando al pontefice auguri da tutti il mondo: dal Quirinale alle massime cariche dello Stato. Per il presidente del Senato, Piero Grasso, «la velocità impressa da Papa Francesco al cambiamento nella Chiesa è assolutamente ineguagliabile: in pochi mesi ha rotto le tradizioni, ha infranto la barriera simbolica che divide la più alta incarnazione della religione cristiana dai fedeli, ha innovato il linguaggio e soprattutto ha rimesso al centro del discorso l’uomo. In questo, le istituzioni politiche, invece, sono rimaste al palo, sono più lente, con una macchina complessa, lenta che lavora, sì, ma i cui effetti non ridondano immediatamente nei confronti dei cittadini». Dalla cattedra di Pietro, una lezione anche per i nostri politici.

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