Ucraina, sospesa la partecipazione di Mosca al G8. Putin reagisce: non vogliamo che la Nato spadroneggi a casa nostra

18 Mar 2014 13:29 - di Redazione

Arriva la prima risposta davvero pesante per Mosca sulla vicenda della Crimea. Il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha annunciato attraverso Twitter che è stata decisa la sospensione della Russia dal G8 di giugno anche se Putin resta, comunque, inviato alla cerimonia del D-Day. Per la riunione del G8 prevista a giugno, «abbiamo deciso di sospendere la partecipazione della Russia, ovvero è previsto che siano tutti gli altri Paesi, i sette più grandi Paesi, che si riuniscano, senza la Russia», ha spiegato poi Fabius a Radio Europe 1.
La notizia, clamorosa, è arrivata proprio mentre il consigliere diplomatico di Putin, Iuri Ushakov, commentando le sanzioni occidentali contro la Russia dopo il referendum in Crimea per l’annessione a Mosca irrideva le strategie occidentali: «Abbiamo già provato sanzioni del genere, esse suscitano ironia e anche sarcasmo», ha minimizzato Ushakov.
L’avvitamento della crisi arriva a poche ore dalla decisione della Francia di disertare l’incontro programmato per oggi a Mosca tra i ministri degli esteri e della difesa russi, Serghiei Lavrov e Serghiei Shoigu, e i loro colleghi francesi Laurent Fabius e Jean-Yves Le Drian. Proprio ieri Fabius aveva dichiarato che Parigi potrebbe annullare la vendita dei navi militari Mistral alla Russia «se Putin continua ciò che sta facendo». Poche ore dopo la decisione di chiudere la porta in faccia a Putin al G8 di giugno.
Dal canto suo Putin non sembra particolarmente impressionato dall’evolvere della situazione. Dopo aver informato ufficialmente il parlamento e il governo russo della richiesta della Crimea di far parte della Russia, prima tappa legislativa per incorporare la penisola nella Federazione Russa, ed aver dato disposizione di approvare la bozza di accordo fra i due Paesi, Putin ha annunciato che in Crimea ci saranno tre lingue, il russo, l’ucraino e e il tataro ed ha rilanciato nel suo discorso alla nazione deciso a riscrivere la storia: il trasferimento della Crimea all’Ucraina fu frutto, secondo Putin, di «grosse violazioni» e fu deciso «dietro le quinte» in uno «stato totalitario», mettendo la gente di fronte al fatto compiuto.
Non solo. Il presidente russo ha ribadito che quello accaduto a Kiev  è stato un «colpo di Stato» di «forze estremiste, ultranazionaliste e antisemite», che le attuali autorità «non sono legittime» e che il referendum si e’ svolto nel pieno rispetto del diritto internazionale e che l’esito è «del tutto convincente».
«Siamo qui per una vicenda vitale, storica», ha aggiunto con malcelato orgoglio Putin parlando della Crimea come di una parte «inalienabile della Russia», ricordando al Parlamento russo – ma, soprattutto, all’Occidente – lo statuto dell’Onu e il precedente del Kosovo e tirando una pesante stoccata alla Nato: «siamo contrari – ha detto il presidente russo ai parlamentari  – a che la Nato spadroneggi alle porte di casa, non voglio andare a trovare la Nato a Sebastopoli, meglio che vengano loro a trovarci a Sebastopoli». Uno show a tutto tondo di fronte a una platea particolarmente sensibile: una vera e propria ovazione è stata tributata ai rappresentanti della Crimea e di Sebastopoli, presenti nell’aula del Parlamento russo, quando Putin ha ricordato cosa rappresenta la Crimea nella storia russa e l’esito del referendum.
Ma il presidente russo non si è chiuso tutte le porte alle spalle. E ai parlamentari che lo ascoltavano ha detto che si aspetta che i cittadini tedeschi sostengano le aspirazioni alla riunificazione del popolo russo in Crimea, come la Russia sostenne quelle del popolo tedesco dopo la caduta del muro di Berlino.
Intanto il ministero degli Esteri ucraino ha chiesto alla Comunità internazionale di non riconoscere la separatista “Repubblica di Crimea“ e l’ormai prossima annessione di questa alla Russia. «Tenuto conto – scrivono da Kiev – che l’indipendenza della Crimea è stata proclamata da un organo illegittimo in seguito a un referendum incostituzionale, il ministero degli Esteri ucraino chiede ai membri della Comunità internazionale di astenersi dal riconoscere la Repubblica di Crimea sul piano internazionale». E’ muro contro muro, insomma, sulla vicenda.
E anche il Giappone si allinea alle misure prese dai paesi occidentali annunciando un pacchetto di sanzioni contro la Russia a causa delle procedure di annessione della Crimea dopo il distacco dall’Ucraina, comprensive della sospensione dei colloqui sul rilascio “accelerato“ dei visti. Il ministro degli Esteri Fumio Kishida, in una dichiarazione, ha spiegato che le misure non specificate nei dettagli – includono il congelamento del lancio dei negoziati su accordi per investimenti ad ampio raggio e intese bilaterali sull’uso pacifico dello spazio contro attività militari pericolose.
Il Giappone ha esortato la Russia a non annettere la Crimea e a lavorare per proteggere la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, definendo «illegale» il referendum che si è tenuto domenica e che ha sancito il distacco della regione e il suo ritorno sotto il controllo di Mosca. «Il referendum viola la costituzione dell’Ucraina e non è giuridicamente efficace», ha ribadito Kishida, per il quale il Giappone «non ne accetta il risultato». Appena ieri il ministro non aveva chiarito se sarebbero state adottate sanzioni contro la Russia, dicendo ai media che Tokyo aveva bisogno di vedere prima come il Cremlino e gli altri Paesi coinvolti avrebbero reagito al referendum della Crimea. Evidentemente nelle ultime ore c’è stata un’accelerazione che ha portato a formalizzare il pacchetto di sanzioni contro Mosca.
Sul piano degli accordi con l’Occidente, il premier ucraino Arseni Iatseniu, ha gelato le attese di chi già immaginava di vedere l’Ucraina nella Nato. L’ingresso dell’Ucraina nella Nato, ha detto Iatseniuk, «non è in agenda», secondo quanto sostiene l’agenzia ufficiale russa Itar-Tass citando un video.

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