Sos dell’Unesco: non c’è tempo da perdere o Pompei verrà giù. Oggi il tavolo straordinario del ministero

4 Mar 2014 13:06 - di Redazione

Sos Pompei a rischio scomparsa dopo duemila anni di superba resistenza ai capricci della natura e alla  incuria degli uomini. È stato chiuso al pubblico parte dello straordinario sito archeologico dopo gli ennesimi crolli dovuti alle piogge torrenziali degli ultimi giorni. Questa volta si è viaggiato al ritmo di tre crolli in tre giorni: prima  la spalletta del quarto arcone del Tempio di Venere, poi una porzione abbondante delle mura della tomba di Lucius Publicius Syneros nella necropoli di porta Nocera, fino all’ultimo danno che riguarda un muro di due metri e mezzo a via Nola. Sono solo gli ultimi “scempi annunciati” dovuti a decenni di incuria e di miopia politica che mette la tutela del patrimonio artistico e monumentale all’ultimo posto delle priorità e delle voci di spesa (pensiamo al crollo della Domus dei Gladiatori nel 2010 che ebbe come unico risultato la crocifissione dell’allora ministro Sandro Bondi costretto alle dimissioni). Senza interventi straordinari Pompei è destinata a crollare per interno: è il drammatico allarme lanciato ieri da Giovanni Puglisi, presidente della Commissione nazionale italiana per l’Unesco. «Non c’è più tempo da perdere – ha detto Puglisi – serve un piano che metta in sicurezza l’intera area dal punto di vista geologico e geo-idrico. Se questi terreni non hanno un drenaggio forte delle acque piovane, Pompei è destinata a crollare per intero». Oggi è previsto un tavolo straordinario al ministero dei Beni culturali con l’obiettivo di risanare a tempo di record le ferite vecchie di anni. Una prova dura per il ministro Franceschini, appena insediatosi, che dovrebbe strappare al bilancio i soldi necessari per un maxi-intervento. Ma nell’agenda del governo non c’è posto per questo capitolo, che invece meriterebbe un interessamento internazionale a costo di fare la voce grossa in Europa.
«Il rischio idrogeologico connesso alle aree non ancora scavate poste a ridosso di parte delle strutture murarie antiche, in particolare lungo via dell’Abbondanza e via di Nola – comunica una nota della Soprintendenza speciale per i Beni Archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia, – è uno dei problemi più urgenti di Pompei, perché l’acqua che appesantisce i terreni durante le grandi piogge non è stata fino ad oggi adeguatamente drenata e convogliata all’esterno dell’area archeologica». Finora si procede a tempi da lumaca mentre tutta l’area è un cantiere a cielo aperto e  lavori d’intervento sono ancora in fase di assegnazione. Oltre al danno la beffa: c’è anche chi, come la neodirettrice dell’area archeologica di Pompei, è già rassegnata alla scomparsa. Intervistata da Rai news 24, con accento tedesco, Greta Stefani, ieri ha spiegato che anche una conservazione attenta e capillare non è detto che riesca a garantire l’eternità di Pompei. Come dire: i tecnici fanno quello che possono ma non si può pretendere che una roba costruita nel 79 d. C possa ancora risplendere a lungo sotto il sole mediterraneo.

 

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