Renzi “snobba” i sindacati e la Camusso minaccia lo sciopero. Il premier: «Ce ne faremo una ragione»

10 Mar 2014 11:41 - di Gabriele Alberti

All’inizio di una settimana cruciale, con l’Italicum che va chiuso alla Camera e il “super-mercoledì” del Consiglio dei ministri chiamato a varare la prima “svolta” dell’era Renzi, pesa come un macigno la “guerra” dichiarata dalla Cgil  al premier Renzi. Se il governo non darà le

risposte necessarie per affrontare l’emergenza occupazione e far fronte alle esigenze dei lavoratori, il sindacato è pronto a innalzare le barricate e non esclude anche il ricorso all’arma dello sciopero. Il botta e risposta Renzi- Camusso ha tenuto banco in questo fine settimana proprio nei giorni caldissimi in cui anche il governo rischia di spaccarsi sul “derby” tra taglio dell’Irpef e taglio dell’Irap. Le rivendicazioni del sindacato puntano, in particolare, a creare occupazione attraverso investimenti pubblici e privati e un intervento sugli ammortizzatori sociali che sia a carattere inclusivo e universale, mentre per il fisco il sindacato si aspetta un intervento sulle detrazioni e non generalmente sull’Irpef perché un intervento di quel tipo potrebbe premiare possibili evasori mentre un intervento sulle detrazioni andrebbe a vantaggio certo di lavoratori. Da Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa, Renzi prima sceglie l’arma dell’ironia – «se la Camusso ha detto che ho il culto della personalità sarebbe la cosa più carina che ha detto su di me negli ultimi anni» – e poi entra nel merito. Nega di voler rompere con le sigle, ma le attacca: «Quando chiediamo a tutti di fare un sacrificio, dobbiamo anche dire ai sindacati che devono iniziare a mettere online anche loro tutte le spese che fanno». La Cgil ha dettato la sua agenda e ora punta i piedi. Il metodo Cgil,  insomma, colpisce anche Renzi, il quale si difende spiegando che la scelta non sta nel «derby» tra Cgil e Confindustria». Poi annuncia una riforma degli ammortizzatori sociali, con il superamento della Cig, che non piace alla Camusso. Renzi ha in serbo un disegno di legge che dispone «la riorganizzazione» degli ammortizzatori sociali, che non garantiscono uniformità fra i lavoratori, al contrario del sussidio universale di disoccupazione. «Se perdo il posto di lavoro – ha spiegato il premier – per i primi due anni ho diritto ad avere soldi» che si ridurranno progressivamente. Ma il governo chiede un impegno: «io ti do un contributo ma non rimani a casa, dai una mano al comune, in biblioteca». E qui la stoccata finale: «Avremo i sindacati contro, ce ne faremo una ragione». La logica concertativa non piace a Renzi. Tra Matteo e Susanna è ora muro contro muro. Il premier ha risposto picche ma con la Cgil, come sempre, il governo dovrà fare i conti. Anche se – non sfuggirà – il punto che preme è un altro: «Al punto in cui è l’Italia, non è importante se Renzi  dimostra di non avere una grande opinione del sindacato, ce ne faremo una ragione, invece è più importante che ciò che ha promesso sia realizzato presto e bene»,  interviene nella querelle il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella, andando sul concreto: «È evidente a chiunque che al presidente del Consiglio servono enormi risorse per realizzare il suo programma, tuttavia ancora non siamo riusciti a capire dove riuscirà a trovarle».

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