Quagliarello strizza l’occhio ai tormentoni della sinistra: «Su Ius soli e unioni civili l’intesa è possibile»

1 Mar 2014 11:15 - di Bianca Conte

Parla di un magma indistinto ancora in via di definizione. Di un premier «sdoganato» che può prendere i voti nell’area moderata. Di un centro-destra in via di rinnovamento. Di una «nebulosa in movimento» nella sinistra. E, soprattutto, del ruolo del Ncd nell’esecutivo renziano. In un’intervista al Corriere della Sera, dunque, il senatore Gaetano Quagliariello affronta i temi più scottanti dell’agenda politica, sottolineando come il suo partito punti ad essere «una forza razionale e innovativa, che si impegna perché il governo non fallisca». Quindi, entra nel vivo della materia riformista, e affronta con diplomatica disinvoltura gli argomenti caldi rimasti a bollire in pentola già da un po’: Ius soli e unioni civili. Alfano e i suoi, infatti, non sembrano volersi far prendere in contropiede dal neo premier Renzi, e Quagliarello lo conferma a chiare lettere: «Su Ius soli – ha spiegato allora il coordinatore Ncd – siamo molto vicini a un’intesa; sulle unioni civili sarà un po’ più difficile… Sulle riforme sono certo che gli accordi presi saranno rispettati».

Un atteggiamento collaborativo, insomma, che non esclude comunque dei limiti giuridici precisi che il Nuovo Centro Destra punta a fissare, smorzando gli entusiasmi della sinistra all’assalto per cambiare la politica dell’immigrazione e lo status quo sociale. Appena mercoledì scorso, infatti, anche il ministro della salute Beatrice Lorenzin, dal salotto televisivo di Raitre Agorà, aveva chiarito la posizione del partito sulle spinose questioni all’ordine del giorno giuridico-parlamentare:  «Siamo favorevoli – ha annunciato in diretta tv il ministro appena confermato nel neo-governo Renzi sul tema delle unioni civili – ad una disciplina della questione intesa non come un matrimonio, ma come un contratto tra le parti in cui vengono garantiti dei diritti ed assicurati degli elementi di base importanti, disciplinati secondo il codice civile». Mentre per quanto riguarda lo Ius soli, invece, l’esponente di Ncd ha chiarito come il partito abbia «recuperato un lavoro, fatto in modo bipartisan durante la legislatura precedente in commissione Affari costituzionali, in cui si riconosce la cittadinanza per i minorenni stranieri in Italia alla chiusura di un ciclo scolastico, proponendo quello della scuola media».

Divergenze sostanziali. Dovuti errata corrige. Ridefinizioni plastiche: il dibattito in corso mostra una malleabilità del tema da declinare a tutte le componenti politiche investite dalla necessità di trovare una sintesi giuridica a un accordo sul criterio per il riconoscimento della cittadinanza agli immigrati, come sulla regolarizzazione delle unioni civili.

E se per lo Ius soli – che per il Pd deve avvenire «dopo lo svolgimento di un ciclo scolastico», mentre per il Nuovo Centro Destra di Alfano «dopo la fine della scuola dell’obbligo, quindi dopo due cicli» – le posizioni possono trovare un punto d’incontro e l’accordo sembra essere vicino; lo stesso non può decisamente dirsi per la questione delle unioni civili. Sembra essere questa, infatti, la battaglia più infuocata nell’esecutivo, giocata su un terreno nettamente separato da una linea di demarcazione concettuale. A quanto si evince dalle pagine del Corriere dedicate all’argomento, infatti, le posizioni di Gaetano Quagliariello e Renato Schifani (che stanno affrontando la questione per Ncd), e Davide Faraone e Ivan Scalfarotto (che se ne occupano per conto del Pd), sarebbero ancora «distanti», anche se la sintesi non impossibile. E il nodo da sciogliere verte tutto intorno al concetto di “unione”: Quagliariello, infatti, parte dal presupposto che «questo nuovo istituto» debba essere «radicalmente diverso dal matrimonio», mentre gli esponenti del Pd hanno come obiettivo l’adeguamento al modello della “civil partnership” alla tedesca”, un prototipo giurdidico che sostanzialmente equipara le unioni tra due persone di diverso o uguale sesso, conviventi, al matrimonio. Un terreno ostico, insomma, che però, Quagliarello dalle colonne del Corriere rassicura, «potrebbe non essere un terreno di rottura».

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