Mamma “coraggio” fa sgominare una banda di spacciatori africani per “salvare” il figlio

15 Mar 2014 14:10 - di Redazione

È stata quella che la polizia definisce una “mamma coraggiosa” a mettere gli investigatori sulle tracce di una organizzazione che a Terni aveva in pratica il monopolio dello spaccio di eroina e cocaina non solo a Terni ma anche a Rieti, Viterbo e Perugia. Sono state le testimonianze e il coraggio della donna a dare il via all’operazione Ares che si è conclusa questa mattina con l’arresto di sette persone (due nigeriani, marito e moglie, e cinque marocchini). A mettere in apprensione la giovane madre sono stati i repentini cambiamenti, fisici e caratteriali, del proprio figlio adolescente: quando gli ha trovato nel portafoglio quella che poteva essere una dose di droga, si è immediatamente rivolta alla Questura. Anche grazie alle sue indicazioni, la polizia ha puntato l’attenzione su un nigeriano di 33 anni, già arrestato il 30 settembre scorso per spaccio, su larga scala, di cocaina ed eroina, con un giro d’affari stimato dagli investigatori intorno ai 70.000-80.000 euro a settimana. La polizia ha appurato che, con il marito in carcere, a portare avanti l’attività di spaccio era la moglie, 31 anni, al settimo mese di gravidanza e già madre di 6 figli minori (i quattro più piccoli a Terni e i due più grandi in Nigeria). Con lei collaboravano cinque marocchini, tutti con precedenti per droga, di età compresa tra i 50 e i 25 anni. Due di loro vendevano eroina e cocaina ai pusher di fuori Terni, mentre gli altri tre rifornivano il mercato locale, anche alla cosiddetta “Terni bene”. Il canale di rifornimento della droga proveniva dal Basso Lazio, in particolare dall’Agro Pontino, con l’utilizzo di corrieri che arrivavano a Terni in treno e consegnavano la sostanza direttamente a casa della 31enne nigeriana.  Al contrario di quanto era avvenuto a settembre, quando era stato arrestato soltanto il marito, stavolta è finita in carcere anche la moglie e i suoi figli sono stati affidati ai servizi sociali del Comune. Definito dal giudice uno “spacciatore residenziale”, il nigeriano capo-famiglia aveva creato a casa sua una vera e propria centrale dello spaccio. In occasione dell’arresto, l’uomo avrebbe detto agli agenti che nel suo Paese d’origine sta costruendo una grande villa in riva al mare.

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