La Camera ha bocciato l’emendamento sulle quote rosa. Il voto a scrutinio segreto

10 Mar 2014 20:21 - di Redazione

La Camera ha bocciato a scrutinio segreto l’emendamento bipartisan alla legge elettorale che prevede l’alternanza dei sessi nei posti in lista. Il governo si era rimesso all’Aula. I voti contrari all’emendamento sono stati 335, e i favorevoli 227. Lo scrutinio segreto era stato richiesto da 39 parlamentari di Fi, Fdi, Ncd e Udc. Il voto è arrivato dopo una convulsa giornata di trattative. Contrario all’emendamento sulla parità di genere il gruppo di Forza Italia, anche se diverse deputate azzurre, a partire da Lura  Ravetto e Mara Carfagna, si sono  presentate in aula vestite di bianco per testimoniare la loro adesione al principio della  pari rappresentanza tra uomini e donne nella composizione delle liste elettorali. La loro iniziativa è stata condivisa da diverse deputate del Pd tra cui Alessadra Moretti e Rosi Bindi.  La contrarietà di FI è determinata dal fatto che si tratta di una modifica non prevista dall’accordo tra Berlusconi e Renzi. «Il patto con Renzi – ha affermato il capogruppo Renato Brunetta  – è stato finora rispettato da tutti. I cambiamenti sono stati sempre condivisi». Per sciogliere il nodo si è svolto nel corso della giornata un incontro tra il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi e Denis Verdini, braccio destro di Silvio Berlusconi e titolare per Forza Italia della riforma della legge elettorale. Alla fine la decisione del governo e della Commissione parlamentare di rimettersi all’Aula sullo spinoso emendamento. Un gruppo di deputate del Pd ha lanciato un appello in favore della parità di genere affermando che «la democrazia paritaria è un tema di qualità della rappresentanza che non ha nulla a che vedere con la richiesta di quote. La sfida non è quella della tutela al femminile, ma della ricerca di un equilibrio tra governabilità e rappresentanza». Da parte sua il parlamentare di FI Osvaldo Napoli ha rilevato che «non c’è un solo Paese dei 28 dell’Unione europea che preveda quote di riserva elettorale per le donne. La sola idea delle quote evoca una discriminazione, in positivo o in negativo dipende naturalmente dai punti di vista».

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