Il comunista D’Amato processato per truffa. Girava al suo partitino i contributi destinati al no profit?

19 Mar 2014 12:47 - di Romana Fabiani

Oggi consulente fidato del governatore Nicola Zingaretti che lo ha messo a capo della cabina di regia per il rientro dei debiti della Sanità, ex capogruppo regionale dei Comunisti italiani della giunta Marrazzo, un passato di militante nelle file diessine e poi di Rifondazione, Alessio D’Amato è finito nei guai per una brutta storia di contributi regionali destinati ufficialmente a progetti di volontariato sociale e poi girati all’associazione politica Rossoverde di cui è presidente. Un’organizzazione di sinistra che con la solidarietà ai poveri dell’Amazzonia c’entra ben poco essendo nata dalla frammentazione del movimento Uniti a Sinistra,  fondato da Pietro Folena  nella fase convulsa della storia diessina che portò alla fioriuscita del correntone di Mussi. Questi i fatti che risalgono al periodo 2006-2008 riportati oggi dal Corriere della Sera: proprio nell’anno di nascita dei Rossoverde D’Amato chiese e ottenne contributi pubblici dalla Regione Lazio (di circa 270mila euro) per sostenere sulla carta l’attività  della Onlus Italia Amazzonia (di cui all’epoca era presidente onorario ma in realtà per finanziare l’Associazione Rossoverde e il gruppo Ambiente-Lavoro. Accanto a D’Amato, che per la sua esperienza accumulata per quindici anni tra i banchi della Pisana è stato promosso da Zingaretti a dirigente, sono imputati tutti i vertici della Fondazione. Il primo finanziamento viene elargito dalla Regione Lazio nel 2006 ed è suddiviso in due tranche di 35mila euro ciascuna, nei due anni successivi l’allora capogruppo del partito di Diliberto ottenne un altro congruo contributo di 205mila euro per un progetto che doveva prevedere  la realizzazione di una radio, una pagina web e pubblicazioni fotografiche di cui si sono perse le tracce. Dalle fatture presentate risulta invece che i soldi vennero utilizzati per altri scopi e cioè per foraggiare l’associazione di sinistra e per pagare l’affitto di una sala all’Hotel Nazionale, quartier generale dell’organizzazione. D’Amato, classe ’68, che ha fatto della trasparenza nel settore della sanità il suo cavallo di battaglia, molto conosciuto nella capitale per la sua vicinanza con La Strada, uno dei centri sociali più violenti, si difende con la più classica delle formule. «Sono certo che il processo chiarirà la mia totale estraneità alle accuse».

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