I magistrati: il sequestro Spinelli fu una tentata truffa a Berlusconi

10 Mar 2014 19:42 - di Redazione

Su quel sequestro-lampo ci ricamarono in tanti, giornalisti e politici avversari, mestando nel torbido. Ora si scopre che quel rapimento di un anno e mezzo fa ai danni di Giuseppe Spinelli, allora tesoriere di fiducia di Silvio Berlusconi e l’uomo che, secondo i giudici milanesi dei processi sul caso Ruby, si occupava dei versamenti alle “Olgettine”, va inserito nel piano di una tentata truffa che la banda, capeggiata dal pregiudicato Francesco Leone, voleva mettere a segno nei confronti del Cavaliere.
E’ la nuova ricostruzione emersa dalla sentenza di secondo grado con la quale i magistrati d’appello oggi hanno confermato le condanne per i quattro imputati, abbassando, però, sensibilmente le pene. Stando alle indagini del procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, e del pm Paolo Storari la banda con a capo Leone, pregiudicato barese, sequestrò, nella notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2012, l’ex-ragioniere di fiducia di Berlusconi e la moglie Anna, tenendoli chiusi nella loro casa a Bresso, in provincia di Milano, per circa 11 ore, e poi li liberò senza aver ottenuto alcun riscatto.
I rapitori, attraverso Spinelli, avevano chiesto all’ex-capo del governo ben 35 milioni di euro in cambio di documenti da loro definiti “interessanti” in quanto, a loro avviso, avrebbero potuto ribaltare il verdetto per la vicenda del Lodo Mondadori. Carte e file che, in realtà, non esistevano affatto.
Subito dopo il rilascio, il ragioniere si recò a Villa San Martino per parlare con Berlusconi e con l’avvocato Niccolò Ghedini e, dopo essere rincasato, venne trasferito dagli uomini della scorta del Cavaliere in un posto considerato sicuro, assieme alla moglie.
La denuncia del rapimento fu depositata in Procura solo il giorno seguente, il 17 ottobre. Il 19 novembre, poi, scattarono gli arresti, tra cui quello di Leone e dei tre albanesi: Ilirjan e Laurenc Tanko e Marjus Anuta. Altre due persone che sembravano coinvolte nel piano vennero, invece, prosciolte dopo alcune settimane.
E quell’anomalo sequestro, sul quale numerosi giornalisti costruirono le trame di un giallo al centro del quale, nei disegni dei soliti giornalisti, doveva esserci Berlusconi con chissà quale finalità, venne classificato dagli investigatori, dopo attente e delicate indagini, come il piano sconclusionato di una banda di millantatori.
In primo grado, lo scorso 20 maggio, il gup di Milano, Chiara Valori, nel processo abbreviato ha inflitto pene comprese tra i 4 anni e 8 mesi e gli 8 anni e 8 mesi (pena più alta a Leone), dimezzando le richieste di condanna dei pm e riqualificando il reato da sequestro a scopo di estorsione in sequestro “semplice” e violenza privata.
I coniugi Spinelli, infatti, scrisse il gup nelle motivazioni, «vennero semplicemente utilizzati per contattare Berlusconi» con una telefonata da parte del suo ragioniere di fiducia, «venendo poi liberati senza condizione alcuna» e senza individuare «un prezzo o un corrispettivo». In secondo grado, il sostituto Pg Sandro Celletti, dopo il ricorso della Procura, ha chiesto invece un aumento fino a 10 anni delle pene, insistendo sulla tesi del sequestro con finalità estorsive e qualificando, in particolare, il tentativo di avere soldi da Berlusconi come una tentata estorsione aggravata. Oggi, invece, i giudici della Terza sezione penale della Corte d’Appello hanno riqualificato i fatti nei reati di sequestro di persona, violenza privata e tentata truffa. Truffa, appunto, ai danni dei coniugi Spinelli e del Cavaliere. A loro Leone e altri imputati avevano già fatto avere come risarcimento circa 14.500 euro, devoluti da Berlusconi in beneficenza. I giudici di secondo grado hanno anche cancellato un’aggravante contestata a Leone, difeso dall’avvocato Gianluca Maris, e la sua pena è stata portata a 6 anni e 8 mesi. Più basse anche le pene per gli altri: 4 anni e 4 mesi a Ilirjan Tanko, difeso dal legale Marco Ventura, 5 anni e 8 mesi a Laurenc Tanko e 4 anni e 4 mesi per Marjus Anuta.

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