Dopo i sindacati tocca alle imprese. La frecciata di Visco: fate uno sforzo per il cambiamento

29 Mar 2014 14:17 - di Redazione

Al convegno biennale di Confindustria a Bari il governatore di Bankitalia Ignazio Visco è tornato ad accusare le parti sociali di immobilismo, spronando le imprese a scommettere sul futuro: “Nel confronto con gli altri principali Paesi avanzati la struttura finanziaria delle imprese italiane è più sbilanciata verso l’indebitamento” ha indicato il governatore di Bankitalia. “E’ un tratto strutturale – ha spiegato – che dipende anche dalla scarsa propensione delle imprese ad aprire l’azionariato a investitori esterni”. Accanto ai “segni di ripresa”, il quadro economico resta “fragile”, avverte Visco. “Riprendere una crescita robusta e bilanciata, in grado di creare occupazione stabile e accrescere la produttività del lavoro necessita inevitabilmente di azioni su vari fronti, inclusi il consolidamento fiscale e le riforme strutturali”. Non solo “ai soggetti pubblici e ai policy-maker” è chiesto uno “sforzo di cambiamento”. Il governatore di Bankitalia Visco chiede “un altrettanto profondo mutamento del settore privato”, a imprese e lavoratori. La sfida per le imprese è “un salto di qualità di prodotto e di processo, che le porti a essere più grandi, più tecnologiche, più internazionalizzate”.

Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, non legge le parole di Visco come una critica. “Si è riferito a considerazioni che risalgono a Guido Carli. E’ anche vero che i tempi sono cambiati. Confindustria, la mia Confindustria” ha puntato su innovazione e competitività. “Conosco molto bene il governatore, anche per essere stato nel Consiglio superiore di Bankitalia. E’ una persona che stimo ed apprezzo”. Le imprese, ha aggiunto Squinzi, hanno “tenuto insieme il Paese in questi otto lunghissimi anni” di crisi.

Anche Susanna Camusso, leader della Cgil, dal palco del convegno barese ha replicato a Visco, che aveva accusato i sindacati di porre freni allo sviluppo senza collaborare per l’eliminazione di rigidità legislative anacronistiche. “E’ la stagione in cui i colpevoli sono le imprese e i sindacati – ha detto Camusso – perché va di moda. E c’è un entusiasmo di massa nel trovare questi colpevoli”.

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