Crisi ucraina: l’Occidente sospende il G8 a Sochi e isola Putin che però ha già completato l’invasione della Crimea

3 Mar 2014 9:54 - di Valerio Pugi

«La Russia non vuole la guerra con l’Ucraina»: lo ha detto il viceministro degli Esteri russo Grigori Karasin, nominato nei giorni scorsi rappresentante di Putin al Senato per l’ok alla richiesta di invio di truppe russe in Ucraina. «Sono assolutamente convinto che nessuno in Russia vuole una guerra – ha spiegato in una trasmissione tv – Siamo contro l’uso di tale terminologia nella discussione delle nostre relazioni con l’Ucraina, che ci è vicina». Anche Valentina Matvienko, presidente del Senato russo che sabato ha autorizzato l’intervento armato, ha escluso un conflitto militare, partecipando alla stessa trasmissione.
Mentre a Mosca è crollata la Borsa con l’indice Micex che ha perso oltre il 10%, segnando il calo più pesante da novembre 2008, sul terreno si sta completando la strisciante invasione della Crimea da parte delle forze di Putin, senza sparare un colpo come certificano gli stessi Usa, anche se domenica sera da Simferopoli è arrivata la notizia di una doppia esplosione d’origine incerta. Le pur risicate forze armate di Kiev sono in allerta da combattimento, i riservisti sono stati richiamati, lo spazio aereo è stato chiuso a tutti gli aerei non civili, la sicurezza è stata rafforzata nei siti chiave, a partire dalle centrali nucleari. Ma le truppe russe, le forze di autodifesa locali e persino i cosacchi hanno continuato ad occupare in Crimea obiettivi sensibili. Un migliaio di uomini armati ha bloccato a Perevalne, vicino a Simeropoli, l’ingresso di un’unità della guardia costiera ucraina per costringere i militari ad arrendersi. Altri 400 marine ucraini sono stati assediati nella loro base di Feodosia, porto a 200 km da Sinferopoli. Anche la 36/ma brigata dell’esercito ucraino alle porte di Simferopoli è stata bloccata da reparti speciali dei militari russi. Mosca combatte inoltre la sua battaglia mediatica, cavalcando sulle tv pubbliche la retorica nazionalista e la propaganda interventista, nonché diffondendo notizie non sempre verificabili: come le “diserzioni di massa” dei militari ucraini in Crimea, smentite dal ministero della Difesa ucraino, o l’ondata di 675mila “profughi” al confine con la Russia, dipinta come “un’incombente catastrofe umanitaria”. In Crimea Kiev appare invece impotente, limitandosi ad allontanare qualche nave da guerra da Sebastopoli, dove però il comandante in capo della Marina ucraina Denis Berezovski – fresco di nomina – ha inflitto un duro colpo alla leadership del dopo-Ianukovich girandole le spalle e giurando fedeltà alle autorità locali filorusse della Crimea.
Ma Mosca si ritrova sempre più isolata da un Occidente indignato che comincia a richiamare gli ambasciatori e a boicottare il G8 di Sochi. Al termine di una domenica convulsa, segnata da una febbrile attività diplomatica tra le due sponde dell’Atlantico, la Casa Bianca ha diffuso una nota congiunta che sancisce l’isolamento internazionale di Vladimir Putin. «Noi, i leader di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti, e il presidente del Consiglio europeo e il presidente della Commissione europea – esordisce il comunicato – ci uniamo per condannare la chiara violazione della Russia della sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina». Barack Obama ha così ottenuto un primo importante successo politico, riuscendo a unire su una piattaforma comune i suoi alleati occidentali e i vertici di Bruxelles a fianco di Kiev. È vero che da anni lo stesso G8 viene accusato di non essere più lo strumento principale della governance mondiale. Non a caso da tempo viene affiancato da un altra struttura più allargata, il G20, in cui sono presenti anche i nuovi colossi del “Brics”, come Brasile, Cina, India. L’unica potenza mondiale che si è schierata sulle posizioni di Putin è stata la Cina: «Mosca e Pechino constatano la “larga concordanza” delle loro posizioni sull’attuale situazione dentro e intorno all’Ucraina», ha reso noto il ministero degli Esteri russo Serghiei Lavrov dopo una telefonata con il suo collega cinese Wang Yi.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *