Violante: «Se passa la riforma elettorale, il Cavaliere torna protagonista»

8 Feb 2014 11:11 - di Redazione

«Trovo sbagliato contestare il dialogo con Berlusconi. L’unico fianco scoperto è quello della sinistra al cachemire, che non è decisivo», «la partita è difficile, ma necessaria. Se riesce, Renzi guadagna le riforme e Berlusconi ritrova una centralità che sembrava smarrita». Parola di Luciano Violante, intervistato da Il Giornale. L’ex presidente della Camera auspica che riescano l’accettazione della decadenza e il rilancio al dialogo per le riforme. In questo modo, spiega, «Renzi riuscirebbe a far approvare finalmente una nuova legge elettorale e Berlusconi beneficerebbe di una proposta che oggi avvantaggia notevolmente il centrodestra». Più «complessa» la vicenda Grasso e la decisione di costituire il Senato parte civile contro l’ex premier. «Grasso ha deciso autonomamente, in un processo per una imputazione oggettivamente grave come la corruzione di parlamentari per far cadere un governo. Poi capisco che le valutazioni politiche possano essere contrastanti». Per Violante c’è stata una funzione supplente dei magistrati: più volte, dice, hanno «riempito un vuoto di potere per l’inerzia della politica, nella lotta al terrorismo, alla mafia e alla corruzione. O quando hanno autorizzato cure come la Di Bella o Stamina. Sono sovrapposizioni che non si risolvono attraverso un codice punitivo nei confronti dei magistrati, ma con il pieno assolvimento delle proprie funzioni da parte della politica». All’intervistatore che gli ricorda il discorso di insediamento da presidente della Camera nella citazione delle ragioni dei fascisti di Salò, Violante precisa pure: «Non dissi che potevano avere delle ragioni. Dissi che avevamo il dovere di capire le loro ragioni. Perché, ragazzi e soprattutto ragazze si schierarono dalla parte dei vagoni piombati invece che dalla parte della libertà. Sforzarmi di capire le ragioni degli altri è da sempre la mia principale preoccupazione nella politica e nella vita». E ancora: «Non ho mai pensato che ci fosse un problema di pacificazione in Italia. C’è invece un grave deficit di rispetto reciproco. E quindi il problema italiano si chiama legittimazione, non pacificazione».

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