Terza Repubblica? Con la Direzione del Pd, abbiamo solo visto un vecchio film scudocrociato

13 Feb 2014 20:45 - di Aldo Di Lello

Fortuna che Renzi annuncia di voler portare il Paese «al di fuori della palude». Altro che palude! Con il licenziamento di Letta da parte della Direzione del Pd e con l’“incoronazione” del segretario a  nuovo premier, siamo tornati ai miasmi della partitocrazia in perfetto stile Prima repubblica. L’organismo dirigente del Pd ha votato con 136 sì e 14 no il documento che sancisce la «fase nuova con un nuovo esecutivo». Una vera e propria maggioranza bulgara si è manifestata a favore del  leader carismatico del Pd. Ma la novità della mutazione antropologica dei dem non sta tanto nei numeri, quanto nelle parole: nelle parole dette (da Renzi e dai suoi pretoriani) e nelle parole non dette (da parte dei suoi ex oppositori interni). Sono le parole di un neopolitichese di tipo smart che del nuovo ha ormai solo la facciata, dal momento che il suo contenuto rimanda ai vecchi riti dei tempi di Fanfani, Andreotti, Moro e Berlinguer. Non per niente nella linea genealogica del Pd ci sono sia la Dc sia il Pci. Ed è singolare notare come tali ascendenze si rendano pienamente manifeste proprio con la riunione della Direzione piddina che ha dato il benservito ha Letta, con l’inutilità, la ritualità, i salamelecchi al premier sconfitto che ne hanno caratterizzato il dibattito. Con la Dc, il Pd renziano ha in comune la predilezione per le crisi di governo extraparlamentari (quelle sancite negli organi dirigenti delle Balena Bianca, lontano dal confronto delle idee e dei programmi proprio delle aule parlamentari). Dal  Pci, il partito di largo del Nazareno ha invece ereditato la passione per il centralismo democratico e per la disattivazione del dissenso interno; salvo poi, per cuperliani, bersaniani, civatiani (e chi più ne ha più ne metta), far valere le proprie ragioni nel momento della ripartizione della torta del potere.

Insomma, giovedì 13 febbraio abbiamo assistito a un film già visto (e che credevamo di aver dimenticato). Con tali premesse, è difficile stabilire quale potrà essere  la sorte del governo Renzi (anche perché ancora non conosciamo maggioranza e formula dell’esecutivo nascente). Domani è un altro giorno. Ma quello che abbiamo visto sa di antico. Quasi quasi ci viene da rimpiangere la Seconda repubblica.

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