Sanremo come il Primo maggio: da Pif a Virzì, sarà il festival del “compagno” che non sbaglia…

11 Feb 2014 12:33 - di Priscilla Del Ninno

Ma è il festival di Sanremo o il concerto del primo maggio? Di sicuro, la prossima edizione della kermesse della riviera ha un carnet di eventi e ospiti rigorosamente all’insegna del “Fazio style”: singolare impostazione televisiva che punta a coniugare cultura radical chic – rigorosamente democrat – e la parte più esclusivamente radical kitch del nazional-popolare. Sarà il «festival della bellezza», ha detto ieri il conduttore, dimenticando però di aggiungere: «vista dalla sinistra». La sinistra che troneggia puntualmente nelle sue trasmissioni. Quella col blasone intellettuale, che scrive romanzi e poesie, che gira film dall’indiscusso successo critico, che firma programmi radiofonici controcorrente. La sinistra dei figli d’arte e dei maitre à penser. Quella, insomma, che è puntualmente rappresentata nel salotto di Raitre di Che tempo che fa, clonato per l’occasione della prossima edizione del Festival – e in versione magniloquente – sul palco dell’Ariston. Basta scorrere la lista degli ospiti scelti con il lanternino progressista per rendersene conto: Yusuf Islam, già Cat Stevens, figlio del melting pot (con padre greco-cipriota e madre svedese), artista cresciuto nella Swinging London, subito rinnegata in favore di un misticismo musicale, propedeutico anche alla sua futura conversione all’Islam. In buona compagnia sul paclo sanremese: il pedigree artistico di Paolo Nutini, infatti, non farà sfigurare i colleghi: cantante scozzese di origini italiane, ha esordito in Rete, e come se non bastasse dalla folla virtuale è passato prontamente a quella “impegnata”, partecipando  nel 2010 al Concertone del primo maggio in piazza San Giovanni a Roma.

E che dire dell’irreprensibile curriculum di Damien Rice, cantautore irlandese che ha abbandonato il gruppo dei Juniper per incompatibilità con la svolta commerciale imposta dalla casa discografica, rea di lasciare poco spazio alle vere intenzioni del cantante che, tra i suoi trascorsi esistenziali, vanta persino una permanenza di circa due mesi in una fattoria a Pontassieve, rigorosamente senza luce e telefono. Un po’ come Silvio Orlando in Ferie d’agosto di Paolo Virzì, altri due illustri vip del Festival: rispettivamente membro e presidente della giuria sanremese.

Un parterre, quello festivaliero insomma, popolato da insigni rappresentanti dei salotti intellettuali di sinistra. Quelli che dettano mode sociali e trend avanguardistici. Quelli in cui il macrocosmo degli affari intreccia i suoi percorsi con l’universo artistico. Un mondo cultural-imprenditoriale che va da Paolo Jannacci al figlio dell’ex presidente di Mediobanca, proprietario di Sky Classica, Piero Maranghi; passando per Silvia Avallone, musa dell’editoria che conta, scrittrice Premio Campiello opera prima, Premio Flaiano, Premio Fregene, e chi più ne ha, più ne metta, autrice di Acciaio. In adeguata compagnia con il collega Aldo Nove, (pseudonimo di Antonio Centanin che trae origine da una frase – Aldo dice 26×1 – presente nel telegramma diffuso dal Comitato Nazionale di Liberazione Alta Italia nell’aprile del ’45, per comunicare il giorno (26) e l’ora (l’1 di notte) in cui dare inizio all’insurrezione dei partigiani a Torino). Aldo è appunto il nome presente nel messaggio, mentre Nove è dato dalla somma delle tre cifre, 2,6,1. A buon intenditor, poche parole, ma diversi numeri… Tutti partecipanti doc, capitanati da Paolo Virzì, già detrattore cinematografico della «ostile e gelida» brianza berlusconiana, che proprio in questi giorni, entrando nella polemica a distanza tra l’indipendente Michele Murgia e il Pd, su Twitter ha neanche troppo cortesemente invitato la scrittrice sarda a capire che «la sua lista non ha chance», e che meglio sarebbe «rinunciare pro Pigliaru». Aggiungendo peraltro che «se questa divisione finisce per far vincere Ugomerda, riflettano»: un invito all’opportunità elettorale twittata dal regista con apprezzabile raffinatezza nei confronti del candidato Pdl, Ugo Cappellacci…

Tutti fiori all’occhiello che fanno sembrare Pif, l’ex Iena, già Testimone di Mtv, oltre che regista dell’applaudito La mafia uccide solo d’estate), che ha partecipato alla Leopolda tirando l’endorsement a Matteo Renzi – nonché fidanzato dell’agguerrita collaboratrice di Michele Santoro, Giulia Innocenzi – un principiante della militanza progressista.

E a chiudere il cerchio, infine, non potevano mancare Filippo Solibello e Marco Ardemagni, voci del programma cult di Radio due Caterpillar Am, già colleghi di Benedetta Tobagi (oggi membro del cda Rai in quota democrat), promossi alla conduzione di una versione 2.0 del Dopofestival, in onda sul web. E tutto per cinque giorni di show, alla modica cifra di 11 milioni investiti dalla Rai, più 7 dal comune di Sanremo. Del resto, allinearsi ha i suoi costi…

 

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