Renzi sta riesumando la politica dei “due forni” che segnò la storia della Dc

20 Feb 2014 18:23 - di Oreste Martino

Nelle prossime ore Matteo Renzi scoprirà le carte del suo governo e porterà a Giorgio Napolitano la lista dei ministri. Al di là dei nomi l’esecutivo sarà caratterizzato da due elementi che lo blindano. Il primo è lo spirito di sopravvivenza di 945 parlamentari, interessati a far durare quanto più possibile la legislatura per protrarre nel tempo erogazione dello stipendio e maturazione della pensione, il secondo è il forte asse con il leader dell’opposizione Silvio Berlusconi.

Ci troviamo dinanzi a un paradosso con consultazioni in cui gli alleati pongono distinguo e gli oppositori magnificano il presidente del Consiglio incaricato. Angelino Alfano guida il secondo partito della coalizione, ma deve difendersi da Renzi che non lo vuole al governo e lo sopporta a malapena in maggioranza, mentre Berlusconi pur essendo dall’altra parte della barricata ha un patto sotterraneo con il neo-premier che risulta essere blindato sia sulle riforme sia sul ricorso alle urne quando i due lo riterranno opportuno.

Questa anomalia rischia di diventare un virus capace di infettare il nuovo governo, con Alfano che finirà per esser costretto a distinguersi ogni giorno su ogni scarto del presidente del Consiglio. E forse è proprio questo ciò che vuole Renzi per dar vita a quella politica dei due forni di democristiana memoria, con un asse formale con il Nuovo Centrodestra ed uno sostanziale con Verdini e Berlusconi, pronto a farsi impallinare da Alfano quando lui e il Cavaliere saranno pronti ad andare al voto addossando la responsabilità ad altri.

Le parole del leader di Forza Italia verso il presidente incaricato sono state molto più generose di quelle che ha pronunciato negli anni su Alfano, riconoscendo al segretario del Pd quel quid che non ha mai riconosciuto al suo ex delfino. È evidente che la vera cifra del governo che sta per nascere è l’intesa Berlusconi-Renzi e che questa si articolerà soprattutto in tema di giustizia e telecomunicazioni. Il Guardasigilli che sarà nominato sabato sarà certamente un garantista, pronto a parlare spesso di riforma della giustizia, così come sarà gradito a Mediaset colui che andrà a Largo di Brazzà a fare il viceministro con la delega alle telecomunicazioni.

Infine un ruolo chiave nel “rivoluzionario” governo Renzi l’avrà Nicola Cosentino, nonostante i suoi guai giudiziari e i processi in corso per faccende di camorra. Saranno i suoi uomini quelli chiamati a fare il “soccorso rosso” ogni volta che Alfano cercherà di alzare la voce dicendo che se il governo non fa una determinata cosa lui è pronto a staccare la spina. In quei momenti i senatori cosentiniani, guidati da Verdini, faranno delle aperture al governo e metteranno a tacere il vicepremier, fino al giorno in cui Renzi e Berlusconi non riterranno più conveniente andare al voto per cancellare gli alleati e restare da soli sul palcoscenico.

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