La Corte dei Conti porta in tribunale le agenzie di rating. Ora è chiaro che fu complotto

5 Feb 2014 18:22 - di

Su S&P, Moody’s e Fitch si abbatte la scure della Corte dei Conti. L’Italia del centrodestra, nel 2011, fu bocciata dal giudizio nefasto di tre novelle Cassandra dell’economia mondiale. Con le loro valutazioni declassarono il nostro Paese rendendolo vulnerabile e facendolo precipitare nella crisi più profonda. Il dito, come da copione, fu puntato contro Silvio Berlusconi accusato di non aver saputo garantire una stabilità politica per portare avanti le riforme necessarie. Per la sinistra e i media, che da mesi battevano quei tasti, quelle bocciature suonarono come melodie. Inutile la difesa del Cavaliere che con numeri alla mano smentì quei dati. Alla fine della corsa e dopo un forte pressing, Berlusconi si dimise il 12 novembre del 2011 per fare posto al governo degli pseudotecnici guidato da Mario Monti. Tre anni dopo arriva la conferma che quei declassamenti erano infondati. La Corte dei Conti ha citato S&P, Moody’s e Fitch per il downgrade dell’Italia del 2011  chiedendo danni per 234 miliardi di euro. La notizia riportata martedì sera nell’edizione online del Financial Times è stata ripresa da alcuni giornali italiani. Secondo quanto ha scritto il quotidiano britannico nell’atto di citazione che Standard & Poor ha detto di aver ricevuto, i magistrati contabili avrebbero sottolineato l’errore fatto dalle agenzie nel non tenere conto dell’«alto valore del patrimonio storico, culturale e artistico del nostro paese che universalmente riconosciuto rappresenta la base della sua forza economica». I magistrati contabili hanno spiegato che si tratta di un’istruttoria aperta dal procuratore regionale del Lazio in conseguenza delle decisioni di “downgrading” del debito pubblico italiano avvenute il primo luglio 2011, 24 maggio 2011, 5 dicembre 2011 e 13 gennaio 2012. Secondo la procura l’aumentato spread e le sue conseguenze costituiscono base per le contestazioni. Una notizia che ha subito riacceso le polemiche. «L’inchiesta giudiziaria contabile contro le agenzie di rating per i declassamenti subiti dall’Italia nel 2011 – ha osservato  il deputato di Forza Italia Luca Squeri – farà il suo corso e potrebbe portare alla quantificazione di un danno economico per il nostro Paese. Ma che dire dell’enorme danno politico al governo Berlusconi? Chi risarcirà il centrodestra per le conseguenze di quei giudizi, puntualmente amplificati dall’opposizione e dai media, a cui pure il presidente Berlusconi si era fermamente opposto? E chi rifonderà gli italiani per gli sviluppi successivi, accelerati proprio da quei giudizi, con la politica “lacrime e sangue” del governo Monti che ancora stiamo pagando?». Il Pd, che nel 2011 cavalcava l’onda del declassamento dell’Italia per mandare a casa Berlusconi, ora in grande imbarazzo frena, chiede chiarimenti e fa le pulci al lavoro dei magistrati contabili: «La Corte dei Conti dia subito rassicurazioni e chiarimenti sulla richiesta miliardaria di risarcimento alle agenzie di rating per capire se non si tratti semplicemente di un’inchiesta show che rischia di danneggiare l’immagine dell’Italia a livello internazionale». Il deputato montiano Gianfranco Librandi, dal canto suo, si è solo preoccupato che con l’inchiesta «non passi nell’opinione pubblica un messaggio sbagliato, e cioè che la crisi del 2011 fosse una conseguenza delle valutazioni delle agenzie di rating». In sostanza, teme che gli italiani possano rendersi conto che la crisi fu pilotata dalla sinistra per far fuori Berlusconi. Esattamente quello che diceva il Cavaliere.

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