“Io tifo per Letta”, “Mai senza elezioni”, “Odio gli intrighi di palazzo”. Così parlò Matteo, fino a tre giorni fa…

12 Feb 2014 11:51 - di Luca Maurelli

«Il mio incubo è la logica dell’inciucio. Così il centrosinistra ha perso la sua sfida nel 1998, quando Vendola ha mandato a casa Prodi e D’Alema ha fatto l’inciucione con Cossiga e Mastella». In politica, si sa, le parole si perdono come battiti di ciglia. Ma oggi quella frase pronunciata da Matteo Renzi il 29 novembre del 2012 – quando al governo c’era ancora Monti, Letta era una seconda linea del Pd e Bersani faceva ancora il segretario –  più che scandalizzare, fa sorridere. Matteo come definirebbe oggi la spallata a Letta con il balzo a Palazzo Chigi che si prepara a dare, contando sul sostegno dello spezzone di centrodestra che ancora vuol restare al governo, il tutto grazie alla sponda del Colle? Inciucione, forse. O intrigo di Palazzo. Eppure proprio lui, solo tre giorni fa, escludeva qualsiasi ipotesi di ribaltone: «Io al governo non andrò mai senza elezioni». Ecco, appunto. Rewind.

Andando a ritroso nel tempo si scopre che Renzi aveva più volte toccato il tema “sensibile” delle manovre da Prima Repubblica, quelle che oggi tutti evocano citando D’Alema e il disastro del ’98. «No agli intrighi di palazzo per prendere il posto di Letta», avevano titolato i giornali il 14 gennaio scorso. «Mai più larghe intese», si era sbilanciato Renzi solo qualche giorno prima. Rewind.

Se poi andiamo a rileggere il discorso pronunciato dal sindaco di Firenze il 9 dicembre, dopo le vittoriose primarie del Pd e l’affossamento del Porcellum, si può toccare con mano la contraddizione di un leader che oggi, pur sconsigliato da tutti, sta incredibilmente valutando l’ipotesi di un salto della quaglia a Palazzo Chigi senza passare dalle urne. «Dopo la sentenza della Consulta qualche politico brinda al ritorno alla vecchia Repubblica, stasera quella bottiglia di spumante a quel politico, burocrate gliel’abbiamo mandata di traverso. Ai teorici dell’inciucio: vi è andata male! Il bipolarismo è salvo e se avete voglia di pigiare il tasto indietro, vi diciamo no. Le primarie del Pd hanno deciso che si cambia verso e da domani il Pd metterà tutto il proprio onore a servizio della difesa del bipolarismo e abbattere i costi della politica con un disegno di legge costituzionale». Oggi Renzi non considera inciucio il governo con i montiani e il Nuovo centrodestra, ma una “missione” per salvare il Paese. Ma non basta. Rewind.

L’accordo con Berlusconi sulla legge elettorale, di cui Matteo si fa forte oggi? «Il Cavaliere cambia idea ogni tre giorni, non lo seguiamo più. È una soap opera tra Beautiful e Sentieri…», diceva il 26 ottobre dello scorso anno. E profetizzava, categoricamente, il 16 settembre: «A Berlusconi conviene restare nel governo, ha paura delle elezioni perché sa che se andiamo al voto asfalteremo il Pdl». Ma oggi al governo c’è il suo partito e forse tra poco anche lui. Rewind.

Il discorso più toccante Renzi lo fece il 7 agosto, in  piena sentenza spazza-Berlusconi, quando il segretario del Pd si produsse in una mozione degli affetti nei confronti dell’amico Letta: «

Basta con le espressioni in politichese, si abbia il coraggio di dire quello che si pensa, a Letta dico siamo con te, faccio il tifo per il governo…». Avercene tifosi così.

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