Il “Manuale Cencelli” torna di moda. E Renzi sembra averlo già imparato a memoria

28 Feb 2014 20:01 - di Oreste Martino

Matteo Renzi nella nomina dei sottosegretari ha tirato fuori le sue vecchie radici democristiane, rispolverando il mitico “Manuale Cencelli” nel tentativo di accontentare tutti, ma con un evidente passo indietro per quello che dovrebbe essere il governo più nuovo possibile. Nei giorni scorsi è stato lo stesso Massimiliano Cencelli, autore del famoso manuale definito da Wikipedia “una formula algebrico-deterministica per regolare la spartizione delle cariche pubbliche in base al peso elettorale di ogni singolo partito o corrente politica”, a consigliare al neo-premier di usare il suo metodo per la spartizione partitica, pena l’impossibilità di tenere in piedi la maggioranza. «Matteo Renzi è il nuovo – ha detto Cencelli all’Unità il 14 febbraio scorso – ma dovrà applicare anche lui le mie regole se vuole evitare il caos». A leggere la lista di viceministri e sottosegretari appare evidente che Renzi ha seguito il consiglio, attuando una spartizione diametralmente opposta al nuovismo che ha predicato finora. Dopo aver spiegato in lungo e in largo che il governo del Paese non va intrappolato nelle logiche dei partiti ha stilato una lista che ha tenuto conto col bilancino non solo dei pesi dei vari partner della maggioranza, ma addirittura delle correnti interne al Partito Democratico. Va detto anche che i governi precedenti, dall’ultimo di Berlusconi a quelli di Monti e Letta, non avevano fatto registrare questo ritorno ai metodi della Prima Repubblica.

Oltre alla spartizione vecchio stile Renzi ha dato vita anche ad un’occupazione personale in forte contrasto con il rinnovamento predicato. La parte del leone, infatti, l’hanno fatta i renziani e in particolare alcuni uomini fidati sono stati messi in posti chiave. Non a caso a guidare le telecomunicazione ci sarà Antonello Giacomelli, toscano come Renzi, legatissimo al premier e certamente in ottimi rapporti con il proconsole berlusconiano Denis Verdini. A controllare gli interessi del miglior alleato ci sarà quindi un uomo fidato del presidente del Consiglio, così l’accordo sotterraneo potrà proseguire serenamente. Ovviamente anche la delega all’editoria, grazie alla quale si costruiscono importanti rapporti con la grande stampa e con le tv italiane, è andata a un fedelissimo, in questo caso a Luca Lotti, ex capo di gabinetto del premier già dai tempi in cui era presidente della provincia di Firenze.

Sono passati 47 anni da quel giorno del 1967 quando Cencelli redasse il famoso manuale su richiesta dei big della Dc di allora, ma oggi come allora è ancora la Bibbia partitocratica a farla da padrona, nonostante Renzi sia nato otto anni dopo la prima applicazione della formula usata per mortificare il merito.

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