Foibe, Cristicchi ai suoi contestatori: avreste il coraggio di guardare in faccia gli esuli?

1 Feb 2014 20:36 - di Redazione

Chiede «il rispetto doveroso nei confronti degli esuli, delle loro famiglie e del dolore di un’umanità trafitta dalla Storia». E rivela che c’è, addirittura, «chi vorrebbe processarmi su questa pagina, armati di dossier, come fossero agenti dell’Ozna, come ama definirsi una certa impiegata Cernigoi». Dalla sua pagina Facebook divenuta, in questi giorni, una specie di ring virtuale, anzi,  un «ricettacolo di nostalgici», Simone Cristicchi, l’artista che sta portando in giro per l’Italia la tragedia sull’esodo istriano del ’47 e il terribile dramma delle Foibe con lo spettacolo “Magazzino 18”, si ribella alle contestazioni dei centri Sociali e dei gruppi antifascisti al teatro Aurora di Scandicci: «Surreale – scrive l’artista – che io debba dare delle spiegazioni a della gente che nemmeno ha avuto il buongusto di vedere lo spettacolo. Facile prendersela con me. Perché non provate a porre le vostre rimostranze direttamente agli esuli istriani fiumani e dalmati? Avreste il coraggio di guardarli in faccia?».
Una contestazione, quella dei Centri Sociali, che non ha indotto il segretario del Pd e sindaco di Firenze, Renzi, a prendere le distanze: «Renzi – osserva il leader della Destra, Francesco Storace – governa Firenze ma non pronuncia una sola parola di solidarietà a Simone Cristicchi, dopo la vergognosa contestazione subita al teatro Aurora di Scandicci, a due passi dalla sua città. Una tragedia nazionale come quella delle foibe e’ rimossa da tutta la sinistra, persino quella cosiddetta nuova. Noi non dimentichiamo e ci chiediamo solo che cosa sarebbe accaduto a parti rovesciate…».
Gli fa eco la parlamentare di Forza Italia, Sandra Savino: «E’ sconfortante assistere nel 2014 a scene di intolleranza come quelle viste a Firenze. Un atto di arroganza intollerabile quello di occupare uno spazio, come un teatro, per manifestare contro un musical civile che ha riscosso un consenso trasversale per la sua obiettività e per il suo valore artistico».
Aggiunge Daniele Capezzone: quelle «contestazioni testimoniano che l’Italia è ormai l’ultimo Paese dell’Occidente avanzato nel quale c’è chi, contro ogni oggettività storica, non si rassegna ad accettare l’evidenza dei crimini commessi in nome del comunismo. Se non si può neppure ricordare una tragedia, ed esprimere parole e sentimenti di pietas per le vittime, allora vuol dire che i residui ideologici sono ancora in grado di ottenebrare le menti e avvelenare la vita pubblica del nostro Paese».
Durissima anche la reazione di Antonio Ballarin, presidente dell’Associazione Nazionale Venezia, Giulia e Dalmazia: «la violenza non potrà mai cancellare la Storia. Quello spettacolo dà fastidio, è scomodo, perché tocca la loro carne di perdenti, di quei quattro squadristi con il cervello vuoto. Sono il gruppo dei finti antagonisti, i parassiti della vita e della Storia, senza, però, il blasone dei miserabili».

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